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Fondi Ue 2021-2027, Cozzolino: Il cofinanziamento nazionale fuori dal Patto di stabilità

Quote di flessibilità al patto di stabilità per il cofinanziamento dei fondi strutturali: è una delle proposte su cui Andrea Cozzolino, eurodeputato del Pd nonché relatore per il Fesr, sta lavorando a Bruxelles dove è aperta la trattativa sui conti dell’Unione Europea in vista del ciclo 2021-2027. Cozzolino ne parla al Museo di Pietrarsa in occasione, il 6 dicembre scorso, dell’incontro voluto dalla Fondazione Ifel Campania per discutere della nuova programmazione.

“Stiamo facendo a cazzotti con la Commissione europea su una partita che si aggira tra i 18 e i 19 miliardi – spiega l’europarlamentare – La metà di queste risorse potrebbero essere gestite e governate su un principio di flessibilità, per esempio utilizzando i fondi strutturali e accompagnando a questi i cofinanziamenti. Sarebbe una svolta. Libereremmo Regioni e Comuni da vincoli terribili che impongono salti mortali per gestire questi fondi e consentiremmo un utilizzo più virtuoso delle risorse comunitarie”.

Come funzionerebbe questo meccanismo? “Molto semplice: se tu chiedi come Italia di stare all’1,8% del patto di stabilità e ti riservi uno 0,8 o uno 0,9% di flessibilità puoi utilizzare una gran parte di questa flessibilità per cofinanziare i fondi strutturali. In questo modo raddoppi: non hai più 4 miliardi all’anno di fondi strutturali da utilizzare ma hai 4 miliardi più la flessibilità che accompagni: sono 8 miliardi liberi senza stare nel patto di stabilità. Non siamo ai livelli della Golden Rule, ossia alla sottrazione definitiva dei fondi strutturali dal patto di stabilità, come io avrei voluto, ma se si facesse una battaglia seria sulla flessibilità otterremmo molte più risorse per la politica di coesione e usciremmo da quell’isolamento dei fondi Ue di cui tanto parla”.

 Guarda l’intervista a Cozzolino a margine del convegno di Pietrarsa

Non è, questa, l’unica proposta che Cozzolino lancia dal tavolo di Pietrarsa. C’è infatti un’altra battaglia che scalda le parole dell’eurodeputato. “Dobbiamo cogliere definitivamente l’occasione della prossima programmazione – dice – per fare i conti con un problema che abbiamo e che riguarda la pubblica amministrazione. La questione è semplice: se hai una Pa giovane, efficiente e capace, allora gestisci e utilizzi i fondi comunitari senza problemi. Se ce l’hai vuota e vecchia, non ce la fai. Non ci sta niente da fare: la vera differenza tra noi e gli altri sta qui”. Ma una soluzione c’è: “Meno assistenza tecnica esterna, più assistenza tecnica interna”. In definitiva “dobbiamo portare dentro la pubblica amministrazione un personale con titoli e qualifiche che si è ormai abbondantemente formato fuori, che ha un rapporto continuo ma precario con la pubblica amministrazione, e portarlo dentro”.

Cozzolino non ha dubbi: “Con la rivoluzione della pubblica amministrazione risolveremmo una parte fondamentale dei nostri problemi. Il prossimo programma comunitario consentirà di fare tutto questo. E non sarà un’eccezione o una scelta politica come quella dell’amministrazione regionale della Campania (che ha avviato il Piano Lavoro nella Pa, ndr.), sarà un indirizzo che l’Europa darà a tutte le Regioni, soprattutto del Mezzogiorno”.

A questi due punti se ne aggiunge un terzo, ancor più ancorato a tematiche che riguardano i territori. “Io credo – dice ancora Cozzolino – che dobbiamo rafforzare la straordinaria operazione fatta col Pon Aree Metropolitane. Per questo lavorerò sulla prossima programmazione per concentrare su questo tema il 10% delle risorse con una condizione: non basta che questi fondi vadano alla parte più forte della dimensione urbana. Ci sono tantissime piccole comunità dove non c’è più welfare, non ci sono trasporti, non ci sono i servizi fondamentali e dove lo spopolamento assume dimensioni enormi. E lì che si sente più alto il disagio ed è lì che l’Europa ha perso. Non a Parigi ma nelle piccole e medie città”. Quello che propone Cozzolino è “un grande programma di alleanza con questi territori portandoli dentro la politica di coesione”. Perché “non basta dare un incentivo di 40mila euro a un giovane agricoltore se poi lo si lascia in un contesto che non funziona”. Quello alla fine sarà solo “uno spreco di risorse prodotto dalla politica agricola” Occorrerà invece accompagnare “i 40mila euro dati per far partire la nuova impresa agricola con la costruzione di un contesto nel quale quel ragazzo possa sviluppare la sua attività imprenditoriale agricola”. Di qui la proposta di destinare una quota di quel 10 per cento allo sviluppo di queste comunità seguendo la scia di quello che fu il Programma Aree Interne dell’ex ministro Barca.

Guarda l’intervento di Cozzolino al convegno di Pietrarsa

Da Poliorama del 16 gennaio 2019

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