Pubblica amministrazione Formazione continua e processi in parallelo

Formazione continua e processi in parallelo

di Roberta Santaniello*

In questi giorni in Italia vi è un profondo dibattito sul tema che spesso diventa parola e poco spesso si attua nei fatti. La semplificazione dei procedimenti è un tema a cui la politica, il legislatore si affeziona quasi in ogni legislatura. Tuttavia l’azione del legislatore, per quanto ricca di spunti, incide notevolmente poco nella attività concreta della pubblica amministrazione. Nuove norme semplificative delle precedenti sono, infatti, spesso un’aggiunta ad un quadro normativo specifico, a volte fin troppo, di ogni singolo aspetto procedimentale.
Diversi sono gli aspetti che a parere di chi scrive possono invece incidere sulla velocizzazione dei procedimenti, sulla semplificazione e sulla loro trasparenza facendo diventare i procedimenti la parte propulsiva della azione della PA e incidente sullo sviluppo del nostro Paese. Questo tema diventa sempre più attuale oggi se la prospettiva è l’immissione di risorse straordinarie che se spese in tempi celeri possono davvero spingere il processo di ripresa dopo un periodo così difficile come quello che stiamo vivendo.

A mio avviso, tra le tante questioni, sono essenzialmente tre i fattori che possono dare una spinta vera a questo processo: la formazione – vera – e continua, il concetto del processo procedimentale in parallelo e non in sequenza, e tanto tanto olio di gomito!

Parto ponendomi io stessa una domanda: il Parlamento ha approvato nel mese di settembre 2020, una Legge piena di spunti di semplificazione. Mi riferisco alla Legge n. 120/2020, la legge per la semplificazione e per la innovazione digitale.
Che senso ha se questa legge e gli strumenti possibili che essa declina, è rimasta poco conosciuta alla maggior parte dei dipendenti della PA? Che incidenza hanno potuto avere gli strumenti declinati nel supporto ai dipendenti pubblici che svolgono le funzioni di Responsabile del Procedimento?
Personalmente ho letto con favore l’approvazione del testo normativo, seppur come riportato nelle motivazioni del comma 1 applicabile con una temporalità definita e connessa alla emergenza sanitaria Covid-19 e alla volontà – più volte sottolineata dal legislatore – di lenire gli effetti sulla economia connessi a questo periodo storico unico. Al contempo penso che siano state davvero poche le ore di formazione nella PA tempestivamente dedicate a questo, alla conoscenza della norma, degli strumenti declinati, delle importanti innovazioni in essa contenute. Che senso ha, quindi, se il legislatore propone norme che richiedono
mesi per essere conosciute ed anni per essere realmente applicate, prima di essere
sostituite da nuove emergenze ed esigenze? È ovvio quindi che la formazione continua gioca in questo un ruolo fondamentale, se tempestiva e immediata di pari passi con le modifiche del legislatore. Se è resa attuale e fattuale soprattutto nell’ambito più tecnico della P.A, dove gli strumenti devono essere rapidamente utilizzati a seconda delle condizioni. Ecco perché è necessario che in questi casi – nell’era dei tweet e di Instagram- la comunicazione tra i dipendenti e le innovazioni proposte devono bruciare i tempi in maniera continua, rivolgendosi particolarmente al personale tecnico che responsabilmente potrà applicarle e rendere così fattive le norme emanate.

Secondo tema. Moltissimi in questi mesi hanno esaltato il modello utilizzato nella gestione della ricostruzione del ponte di Genova. Il modello commissariale che in anno circa ha ridato alla città ligure il suo ponte risanando una ferita enorme per il nostro Paese. Quel modello in realtà è tipico delle gestioni commissariali, in genere adottate nel nostro Paese dopo le più grandi emergenze connesse a eventi particolarmente importanti e incidenti. Penso al terremoto dell’Aquila, o a quello dell’Emilia, piuttosto che ai commissariati per le tante emergenze di difesa del suolo. Ho avuto la possibilità di formarmi nei primi anni di lavoro nell’ambito di una gestione commissariale e la semplificazione, la velocizzazione dei processi è certamente il motivo prevalente della azione continua di chi in essa vi opera. In un contesto come quello, tuttavia, non è solo la specialità delle norme a rendere immediati i procedimenti ma particolarmente incidente nel processo è la coesistenza in un unico luogo di soggetti con competenze diverse e diversificate che procedono in parallelo per raggiungere l’obiettivo della conclusione della procedura.
Questo consente di mettere i singoli pezzi (endo procedimenti – pareri degli enti coinvolti – progettazioni su settori diversi) non in sequenza (uno dietro l’altro) ma in parallelo (uno accanto all’altro) con un risparmio di tempo notevolissimo, con la possibilità del continuo confronto, della risoluzione nella sua immediatezza di problemi che nascono, della continua attività di progettazione/attuazione/monitoraggio in un unico luogo. In realtà in ordinario sappiamo bene che esiste un istituto nella Legge 241/90 che mutua questo modello che è quello della conferenza dei servizi. Questo strumento va quindi valorizzato al massimo del suo potenziale per mantenere su uno stesso tavolo, in uno stesso luogo, in un tempo definito tutti i soggetti e gli interessi che ricadono su quel procedimento specifico. I singoli passaggi così potranno camminare in parallelo e non in sequenza riducendo notevolmente i tempi della procedura, la sua successiva attuazione. Va inoltre immaginato per le grandi opere tavoli unici per le progettazioni afferenti ad aspetti diversificati secondo il modello già inglobato nella tecnologia BIM dove le fasi progettuali per i differenti settori sono contemporaneamente immaginati in uno stesso unico momento determinando così tempi ridotti e costi limati.
Ultimo ma non meno importante aspetto. La vera semplificazione nella PA spesso è l’olio di gomito. Il lavoro continuo, nonché sentire di essere parte di un processo che incide sulla vita delle persone, sul volto della nostra comunità e del nostro Paese. Il lavoro diventa così la chiave più bella e semplice per sentirsi parte dei processi attuativi delle nostre realtà, per cambiare ciò che non va, ciò che non è attuale, sapendo che anche il più piccolo pezzetto, il singolo contributo, la singola partecipazione potranno incidere sul processo economico e di sviluppo del mondo in cui viviamo.

*Dirigente “Genio Civile di Napoli – Presidio di Prot. Civile”

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