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Il Sud alla prova dei nuovi concorsi sul modello Campania

di Marco Alifuoco

Fino a nove anni per scorrere una graduatoria di un concorso pubblico. Se hai bisogno di assumere e sei una Pubblica Amministrazione: meglio una vecchia graduatoria che mettere mano a un nuovo concorso. Lo aveva certificato la legge di Bilancio del 2020, prevedendo che si potessero utilizzare le graduatorie dei concorsi già espletati al 2011. Procedure lunghe, tortuose e costose quelle di un concorso pubblico, cui faceva da contraltare lo sblocco del turnover e la possibilità di inserire, dopo anni di tagli di spesa, un po’ di giovani in una Pubblica Amministrazione in cui l’età media era di 52 anni, tra le più vecchie d’Europa. Poi, è arrivato il Covid-19. E le carte si sono rimescolate. Da un lato, i Dpcm hanno bloccato i concorsi in corso, dall’altro si è manifestata in maniera palese l’esigenza di reperire nuovo personale che, a partire dal comparto sanitario, assicurasse il presidio dei servizi pubblici. Poi, ancora, è arrivato il Next Generation EU: tempi rapidi e certi per spendere i soldi del Recovery Fund. Praticamente obiettivi impossibili per una Pubblica Amministrazione con appena, in media, il 32% dei dipendenti laureati (con punte del 16% nei comuni della Campania) e che viene fuori da un decennio di blocchi: turnover, salari e carriere interne. Solo in Campania, secondo le elaborazioni del Dipartimento Studi Economia Territoriale di IFEL, i comuni hanno perso quasi 10mila posti di lavoro. Per non parlare della Sanità, dove il commissariamento, negli ultimi 5 anni, ha spazzato via 800 medici nella sola Campania. La sfida dei tempi rapidi e certi non può essere affidata ad una PA invecchiata e ridimensionata. Occorre rinforzare i ranghi con risorse nuove. La strategia del Governo Draghi, e del Ministro per la Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, parte dal ripensare il lavoro nel settore pubblico: riavvio dei contratti, firma del Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e per la coesione sociale con i sindacati, e sblocco del turnover. Solo lo sblocco del turnover, ha spiegato il Ministro: “garantisce almeno 500mila ingressi per cinque anni, 100mila l’anno, pari al numero di dipendenti pubblici che andranno in pensione secondo le stime della Ragioneria Generale dello Stato”. Sbloccare il ricambio di personale ma, soprattutto, prepararsi alla gestione del Recovery Fund: per investire 200 miliardi in 5 anni occorre un apparato dello Stato all’altezza di questa sfida eccezionale. “Ci saranno le alte professionalità tecniche – ha affermato Brunetta – da reclutare in via straordinaria per l’attuazione dei progetti del Recovery Plan con contratti a tempo determinato”.

E si ricomincia dal Sud. E proprio a fine marzo Renato Brunetta, Ministro per la Pubblica Amministrazione, e Mara Carfagna, Ministro per il Sud e la Coesione territoriale, hanno illustrato le procedure per la selezione rapida, definita modalità “fast track”, di 2.800 tecnici qualificati nelle regioni del Sud (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia), per supportare le amministrazioni pubbliche nell’attuazione dei progetti del Recovery Plan, con cronoprogramma per garantire le assunzioni entro luglio. Cinque i profili tecnici richiesti: ingegneri, esperti gestionali, project manager del territorio, amministrativi giuridici e project data analyst per una spesa massima di 126 milioni di euro annui per il triennio 2021-2023. “È una sfida bellissima – ha sottolineato il Ministro Brunetta – un’innovazione per modalità e tempi: in cento giorni assumeremo 2.800 professionisti ‘high skill’ per le amministrazioni del Sud. È il primo test per la rivoluzione nel reclutamento dell’intera Pubblica Amministrazione. Dimostreremo che si possono fare concorsi digitali serissimi, in presenza, in sicurezza e in tempi ristretti. Se funziona, vorremmo applicare questo stesso criterio per tutte le procedure di assunzione nella PA, a cominciare da quelle legate ai progetti del Recovery”. “Un piano straordinario per il lavoro nel Mezzogiorno. È esattamente quello che abbiamo proposto cinque anni fa nell’Assemblea nazionale per il Mezzogiorno che organizzammo a Napoli, e che in parte abbiamo già realizzato con il Concorso della Regione Campania” ha commentato il Presidente della Campania, Vincenzo De Luca. Durante gli Stati Generali per il Sud, alla presenza di tutti i governatori delle Regioni del Mezzogiorno, la Campania aveva presentato il proprio #PianoperilLavoro. “Già in quella sede – commentano i tecnici di Santa Lucia – presentammo una stima dei pensionamenti nella PA nel quinquennio successivo, che ammontava ad oltre 450mila unità. Un numero altissimo e che qualcuno giudicò eccessivo. Oggi il neo-Ministro Brunetta non solo ribadisce quel dato ma conferma la necessità di avviare una stagione di rinnovamento del personale della Pubblica Amministrazione. Nel frattempo, la Regione Campania, tra mille ostacoli, non da ultimo la pandemia, ha portato avanti la prima fase del proprio Piano per il Lavoro e partirà con le assunzioni già da quest’anno”. I numeri tornano. Ma non solo i numeri. Per l’organizzazione di tutte le fasi procedurali il Dipartimento della Funzione pubblica, come la Regione Campania, si avvale del Formez, che mette a disposizione la piattaforma digitale “Step One 2019”, la stessa per le due procedure. È nel meccanismo che l’iniziativa di Brunetta e il cosiddetto “concorsone” della Regione Campania si somigliano e non poco. Al posto di tanti concorsini gestiti da singole amministrazioni, un solo concorso per più amministrazioni.

I 2.800 tecnici reclutati dalla Funzione Pubblica, infatti, verranno distribuiti tra amministrazioni centrali (Agenzia per la Coesione, Dipartimento per la Coesione, Ministero del Lavoro e Anpal) e Autorità di gestione dei programmi, Regioni, Province, Città Metropolitane, Comuni grandi e medi, e aggregazioni di comuni. Analogo, ma con un approccio bottom-up, il caso della Regione Campania, che pubblicando una manifestazione di interesse, aveva raccolto le adesioni di 156 Enti – tra Comuni, Città Metropolitane, Province, Comunità Montane, Agenzie Regionali – i quali, una volta completato il lungo e farraginoso iter amministrativo, hanno delegato le procedure di selezione per 2.243 unità. Una procedura più complicata, giustificata però dal fatto che, nel caso della Regione Campania, il concorso, che prevedeva una fase anche corsuale, dà accesso direttamente all’assunzione a tempo indeterminato negli organici dei comuni, mentre nel caso della Funzione Pubblica si tratta di assunzioni a tempo determinato. Ne aveva parlato, ormai vent’anni fa, Gianfranco Rebora, grande teorico dell’organizzazione pubblica, quando, in uno scritto sullo scenario della PA nel 2020, aveva previsto la necessità di un rinnovamento generazionale nel pubblico impiego mediante un programma straordinario di immissione di giovani funzionari gestito a livello di ampi sistemi di PA. “Hanno forte valenza innovativa – scriveva Rebora – programmi di immissione di un numero consistente di giovani funzionari, selezionati e formati in modo mirato. Non c’è qui contrasto rispetto all’esigenza di contenere se non ridurre il personale delle PA, se programmi di questo tipo saranno gestiti in modo efficace e chiaramente finalizzato”. E, soprattutto, sosteneva l’eminente studioso, “…occorre una sperimentazione di un accesso all’impiego gestito a livello di sistema, eventualmente di sistemi regionali di PA, che potrebbe sostituire per un triennio tutte le forme di reclutamento diretto da parte degli enti, per le categorie professionali corrispondenti”. Dal modello, alla realtà dei fatti è passato un po’ di tempo. E c’è stata una pandemia di mezzo. E ora cosa accadrà? “Ci saranno tre percorsi – ha spiegato il Ministro Brunetta – uno per i concorsi già banditi per i quali non è stata svolta ancora nessuna prova, uno per i concorsi che saranno banditi durante l’emergenza e, infine, uno per i concorsi a regime. Per tutti abbandoneremo le modalità ottocentesche che ne hanno caratterizzato fino a oggi lo svolgimento: niente più calche da stadio, niente carta e penna, e nemmeno attese infinite che in media prevedevano fino a 4 anni dal concorso all’assunzione. Mi piacerebbe che dal bando all’ingresso in servizio non passassero più di tre o quattro mesi”. Per i 2.800 tecnici del Recovery Fund, i tempi sono stabiliti: una prima graduatoria di 8.400 candidati idonei sulla base dei titoli sarà pronta per maggio, mentre la prova scritta in modalità telematica, differenziata per i cinque profili, si svolgerà a giugno. Le procedure dovranno concludersi entro 100 giorni dal bando, dunque entro il mese di luglio, con la pubblicazione delle graduatorie di vincitori e idonei e le assunzioni del personale. Difficile immaginare come questo possa tradursi in un modello più generale da utilizzare su una scala più ampia. In Italia, l’accesso al pubblico impiego è regolato dall’articolo 97 della Costituzione, il quale stabilisce che nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge. E la legge c’è. È d’inizio secolo: il Dlgs 165 del 2001 sul pubblico impiego, il quale spiega che l’assunzione nelle amministrazioni pubbliche avviene tramite procedure selettive volte all’accertamento della professionalità richiesta. Basta una batteria di quiz? O c’è bisogno di pensare a cosa servirà nei prossimi 20 anni alla Pubblica Amministrazione di questo Paese?

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