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La spesa dei comuni per i servizi sociali in Campania

di Giorgia Marinuzzi*, Walter Tortorella*

Secondo gli ultimi dati Istat disponibili, nel 2019 la spesa dei comuni per i servizi sociali in Italia raggiunge i 7,52 miliardi di euro[1], in crescita del 9,6% rispetto ai 6,86 miliardi di euro del 2013.

Anche in Campania tale spesa è in aumento, addirittura del 29% rispetto al 2013, ma si muove su livelli molto contenuti rispetto alle altre regioni. Il dato campano 2019 è pari a circa 326 milioni di euro e le aree di utenza prevalenti sono quella delle famiglie e minori (38% del totale), seguita dai disabili (30%) e dagli anziani (15%). Un 7% della spesa è destinato alla cosiddetta multiutenza (sportelli tematici, segretariato sociale, ecc.), un 6% all’area “povertà, disagio adulti e senza dimora” e un altro 4% è dedicato agli immigrati, Rom, Sinti e Caminanti (Figura 1).

Figura 1 Spesa dei comuni per i servizi sociali in Campania, per area di utenza (composizione percentuale), 2019

Fonte: elaborazioni IFEL-Ufficio Analisi ed Elaborazione Dati Economia Territoriale su dati Istat, 2022

Il dato in termini pro capite evidenzia i divari territoriali relativi alla spesa per il welfare locale: basti pensare che in Campania la media 2019 è pari a 57 euro per cittadino, il secondo dato più basso, insieme alla media lucana, dopo i 24 euro registrati in Calabria (Figura 2).

Di fatto il Mezzogiorno fa rilevare una spesa sociale dei comuni pari a 80 euro, contro i 138 euro del Centro e i 154 euro del Nord. Da segnalare che la Sardegna si discosta dal dato Mezzogiorno, con un importo medio pro capite pari a oltre 250 euro, il terzo valore più elevato in Italia dopo il Trentino-Alto Adige (399 euro per abitante) e il Friuli-Venezia Giulia (276 euro).

Figura 2 Spesa dei comuni per i servizi sociali (euro pro capite), per regione, 2019

Fonte: elaborazioni IFEL-Ufficio Analisi ed Elaborazione Dati Economia Territoriale su dati Istat, 2022

L’aumento delle risorse complessive maschera i divari territoriali di spesa sociale comunale che, diventati strutturali negli anni, determinano diversi livelli di godimento dei diritti di cittadinanza. Il rischio è sempre lo stesso: che l’ordinario diventi straordinario e che le importanze si trasformino in emergenze.

La sfida, dunque, è incrementare la spesa ampliando e migliorando i servizi sociali, affinché venga garantito a tutti i cittadini, a prescindere dal luogo di residenza, l’accesso a un’assistenza sociale di qualità. Su questo fronte interviene a favore dei comuni anche il PNRR, in particolare con la Componente 2 “Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore” della Missione 5 “Inclusione e coesione”, che prevede investimenti dedicati al sostegno alle persone vulnerabili, alla realizzazione di percorsi di autonomia per persone con disabilità, all’housing temporaneo, al finanziamento di progetti di rigenerazione urbana volti a ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale.

[1] Tale ammontare corrisponde alle spese impegnate nell’anno per l’erogazione dei servizi sociali, a valere su risorse proprie dei comuni e su fonti di finanziamento europee, nazionali e regionali, al netto della compartecipazione degli utenti (ossia le rette pagate dai beneficiari quale corrispettivo del servizio fruito) e del Servizio Sanitario Nazionale (ossia il valore delle entrate provenienti dal SSN per i servizi socio-sanitari erogati).

*Dipartimento Studi Economia Territoriale IFEL

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