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Tuel, una riforma urgente per i Comuni. Nuove norme sul ruolo e la responsabilità dei Sindaci

di Emiliano Caliendo

È uno dei nervi scoperti dei sindaci: affrontare il nuovo mondo maneggiando il vecchio armamentario normativo e amministrativo, ormai caotico e insufficiente. Da qui la necessità di una roadmap per riformare il Tuoel, il Testo unico ordinamento degli enti locali (che per brevità chiameremo Tuel). Un processo di riscrittura avviato dal governo Conte e diventato una delle richieste più urgenti poste da comuni e province al premier Mario Draghi.

Perché una cosa è evidente: la necessità di un “tagliando” alle regole di governo delle autonomie è divenuta sempre più evidente e urgente. Non solo per riscrivere con più certezza lo status giuridico degli amministratori, e quindi anche i confini delle responsabilità, ma anche per abbattere la burocrazia inutile che rischia di compromettere la “messa a terra” degli investimenti finanziati con il PNRR.
Alla 38esima Assemblea di Anci, tenutasi a Parma lo scorso novembre, il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha recepito l’urgenza di una riforma. “Ho dato avvio a un gruppo di lavoro per una riforma organica del testo unico degli enti locali, che ha bisogno di alcune modifiche”, ha dichiarato il capo del Viminale. Non sarà, quindi, una semplice manutenzione, ma un intervento più ampio e innovativo che porterà a scrivere una nuova Carta delle autonomie, più rispondente alle esigenze dei territori di quanto non lo sia l’attuale Tuel ormai vecchio di 20 anni.

In realtà la commissione di riforma, coordinata dall’ex presidente del Consiglio di stato, Alessandro Pajno, e dal sottosegretario al Viminale, Achille Variati, ha già prodotto un’agenda stringata per arrivare al nuovo testo. Si spera che possa vedere la luce entro 12 mesi. Nella legislatura in corso? Molto dipenderà dal clima politico che si respirerà dopo la sfida per il Quirinale.

Il nuovo apparato normativo sarà, comunque, diviso in due capitoli:
il primo è una delega al governo, per riscrivere le regole su fusioni di Comuni, segretari degli enti locali e controlli; il secondo ha, invece, la veste di una legge ordinaria e attiene a nuove regole sulla politica locale nonché al nuovo assetto di Città metropolitane e Province. Che per superare il caos attuale allinea a cinque anni la durata del mandato di presidenti e consigli e prevede la figura dell’assessore.
Attraverso un disegno di legge delega il Parlamento ha dato mandato al Governo di modificare il Tuel in riferimento al decreto legislativo 267 del 2000 e alla legge 56 del 7 aprile 2014. Come esposto nella Relazione illustrativa “si tratta di un’operazione di aggiornamento, armonizzazione e coordinamento testuale della disciplina in materia di enti locali”.

La riforma prevede un nuovo regime di corresponsione dei contributi alle fusioni di comuni che sia calibrata in relazione al livello di unificazione, rilevato mediante specifici indicatori con riferimento alla tipologia e alle caratteristiche delle funzioni e dei servizi associati o trasferiti. È prevista, inoltre, la maggiorazione dei benefici in caso di fusione o unione, rispetto ad altre forme di gestione sovracomunale. In materia di modifiche alla disciplina delle funzioni dei revisori dei conti, lo schema di legge delega prevede l’ampliamento del numero di Comuni, sulla base di una soglia demografica, per i quali l’organo di revisione deve essere previsto in forma collegiale. In aggiunta, sono previste modifiche ai criteri per l’inserimento nell’elenco dei revisori dei conti basati sull’anzianità e sulla base di specifica qualificazione professionale contabile. I revisori dei conti avranno limitazioni allo svolgimento di più di due incarichi nello stesso ente solo in caso di incarichi consecutivi.

Sul fronte della responsabilità amministrativa, smisurata rispetto ai benefici derivanti dalla funzione di sindaco, la cronaca politica negli ultimi mesi ha registrato diversi casi di sindaci finiti per essere indagati da diverse Procure per via di quelle che associazioni come Anci hanno rilevato come incongruenze normative in materia. Per il superamento di tali criticità il progetto di riforma prevede la modifica dell’articolo 50, 54 e 107 del Tuel. Viene ampliato quindi l’articolo 50 al primo comma per cui viene specificato che sindaci (e i presidenti delle province) “sono gli organi responsabili politicamente dell’amministrazione del comune”. Ai sindaci spetterà dunque la sola responsabilità in caso di dolo per danno erariale così come previsto dalla modifica dell’art. 54. Al comma 2 dell’art. 50 viene del tutto soppressa quella parte di norma per cui i primi cittadini “sovrintendono al funzionamento dei servizi e degli uffici e all’esecuzione degli atti” rimarcando così la differenza con la gestione amministrativa dei dirigenti, i quali “sono responsabili in via esclusiva dell’attività amministrativa, della gestione e dei relativi risultati”, così come previsto dall’introduzione della modifica del primo comma dell’art. 107.

Sulle norme in caso di incompatibilità viene rivisto l’articolo 63 del decreto legislativo 267 del 2000 per cui i sindaci dei comuni con una popolazione superiore ai 20mila abitanti potranno concorrere ed essere eletti alla carica di deputato o senatore senza dover scegliere tra una delle due cariche.

In materia di semplificazione, con la modifica dell’articolo 51 del Testo Unico sugli Enti Locali, scatterà la possibilità di terzo mandato consecutivo per i sindaci dei Comuni con meno di 5mila abitanti. Questi stessi comuni, con la modifica dell’articolo 196 comma 1 del Testo Unico, saranno inoltre liberati dal controllo di gestione e del documento unico di programmazione, una vera zavorra considerate le risorse economiche e in termini di personale dei comuni con una popolazione fino a 5mila abitanti. Alla legge delega per la riforma del Tuel saranno affiancate norme come quella recentemente approvata alla Camera dei Deputati – che vede come primo firmatario il vicepresidente vicario di Anci nazionale, l’onorevole Roberto Pella – la quale per coloro che sono stati condannati, anche con sentenza non passata in giudicato, per uno dei reati contro la pubblica amministrazione, oltre a non poter ricoprire gli incarichi amministrativi di vertice nelle amministrazioni statali, regionali e locali, non potranno avere ruoli negli “enti di diritto privato in controllo pubblico”.

Le novità per i sindaci, oltre che su responsabilità e rischio, arrivano anche in termini di trattamento economico con il capitolo sulle indennità dei sindaci metropolitani, dei sindaci e degli amministratori locali della legge di bilancio 2022. I sindaci dei comuni che sono anche città metropolitana vedranno infatti aumentare il proprio stipendio del 100%; i primi cittadini dei capoluoghi di regione o provincia dell’80% se alla guida di comuni con più di 100mila abitanti (del 70% se meno di 100mila); i sindaci dei comuni con popolazione superiore ai 50mila abitanti vedranno aumentata la propria indennità del 45% così a scalare fino ai comuni con una popolazione fino ai 3mila abitanti che vedranno aumentarsi lo stipendio del 16%. Gli aumenti previsti saranno graduali, per cui sono stati messi in conto 100 milioni per il 2022, 150 milioni per il 2023 e 220 milioni a decorrere dal 2024. In pratica l’adeguamento sarà graduale. I Comuni che vorranno renderli effettivi nell’immediato allora dovranno intervenire con risorse proprie.

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