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Cresce il fotovoltaico in Italia (e in Campania) ma il ritmo, fra burocrazia e politiche nazionali, resta troppo lento

di Nino Femiani

Discreto incremento annuo del numero di impianti installati nel 2021 (40.293) nella nostra Regione ma la Campania è appena quarta nel Mezzogiorno e soltanto decima fra le regioni d’Italia. Si sviluppa complessivamente il settore ma le installazioni restano ancora insufficienti e soggette a iter autorizzativi piuttosto contorti

Cresce l’installato del fotovoltaico in Italia, complici i prezzi dell’energia alle stelle. Questi impianti, come è noto, consentono di trasformare, direttamente e istantaneamente, la forza della radiazione solare in energia elettrica senza l’uso di alcun combustibile. Producono elettricità laddove serve, non richiedono praticamente manutenzione, non danneggiano l’ambiente e offrono il vantaggio di essere costruiti “su misura”, secondo le reali necessità dell’utente.

In Italia a fine 2021 – ovvero prima che ci fosse la bolla energetica e che si bloccassero le immissioni di gas russo nelle condotte che approdano in Italia – si sono registrati 1.016.083 di impianti solari fotovoltaici. La città di Napoli ha visto addirittura spuntare il primo impianto fotovoltaico all’interno del centro storico, sul tetto della «Fondazione Foqus» ai Quartieri Spagnoli. Ma la Campania, nonostante sia la «regione del sole», non brilla certo per installazione di fotovoltaico. Si colloca, infatti, solo a metà classifica tra le diverse regioni italiane (al Nord il 55%, al Centro il 17 e al Sud il 28) per il numero di impianti fotovoltaici residenziali installati.

Tuttavia, la crescita, sebbene non esplosiva, c’è. Nel 2021 in Campania si contavano 40.293 impianti fotovoltaici, rispetto ai 37.208 dell’anno precedente, con una produzione lorda di 952 GWh, decimo posto tra le regioni italiane e al quarto posto tra quelle meridionali. Su oltre un milione di impianti fotovoltaici nel Paese, infatti, in Campania si concentra il 4%, dopo la Sicilia con il 6,3%, la Puglia con il 5,8%, e la Sardegna con il 4,1%.

Nel 2021 la nostra regione ha prodotto 952,2 GWh, quindi il 3,8% della produzione nazionale. Tra le province questa percentuale si suddivide in questo modo: 1,2% Salerno, 1,1% Caserta, 0,8% Napoli, 0,4% Avellino, 0,3% Benevento. Una parte di questa è stata auto-consumata, per l’esattezza il 52% è stata utilizzata per consumi interni ai singoli produttori.

Perché tanto scetticismo sul fotovoltaico? Intanto dovremmo dire che la diffidenza serpeggia già ai piani alti. Giova ricordare che è proprio l’ex ministro Stefano Cingolani, proprio quello della Transizione ecologica, a non credere tanto alle rinnovabili. A fine maggio alla Commissione Ambiente della Camera aveva infatti annunciato che entro il 2024 ci saremo liberati dei 29 miliardi di metri cubi di gas russo che compravamo ogni anno. Come? Grazie a 25 miliardi di gas naturale comprato altrove (dagli algerini agli azeri) e la miseria di 4 miliardi rimpiazzati da rinnovabili e risparmio energetico. In altre parole, se veramente rinnovabili e risparmio avranno quel ruolo da comprimari, avremo sostituito uno spacciatore di gas naturale inaffidabile e pericoloso, come la Russia di Putin, con altri che potrebbero rivelarsi altrettanto deleteri.

Ma il fotovoltaico e le rinnovabili possono fare la rivoluzione della transizione energetica, quella di cui tanto si parla in questi giorni di crisi? Beh, se davvero riuscissimo a installare 60 GW di rinnovabili in tre anni, faremmo a meno di 18 mld di mc di metano (fonte Elettricità Futura). Esagerato? Forse, allora teniamoci bassi. Senza alcuno sforzo nei prossimi tre anni potremmo installare 20 GW di rinnovabili, a partire dal fotovoltaico, con un risparmio di 8 miliardi di metri cubi. Piuttosto che andare a chiedere l’elemosina agli arabi o a visitare centrali nucleari francesi o slovene e blaterale di centrali della quarta generazione (che nessuno peraltro ha mai visto), facciamo un tour sui grandi impianti fotovoltaici che la Spagna ha installato negli ultimi tre anni. Ci accorgeremmo così che il fotovoltaico oltre che pulito è anche conveniente perché l’energia costa trenta volte meno quella prodotta con il nucleare (con la zavorra di scorie per depositi sotterranei che nessuno vuole).

Certo bisognerà fare di più perché se andiamo di questo passo, stiamo freschi. Intanto occorrono provvedimenti nazionali e regionali mirati a semplificare la burocrazia e a velocizzare l’installazione delle rinnovabili. Nonostante ci siano delle linee guida nazionali per autorizzare gli impianti fotovoltaici, l’autorizzazione in Italia a volte può divenire un vero e proprio “rompicapo normativo”.

Sono poi necessarie agevolazioni che vanno concesse mediante una procedura a sportello. Al via c’è già il bando Parco Agrisolare, rimasto aperto fino allo scorso 27 ottobre, con una dotazione di 1,2 miliardi per le aziende agricole attive nella produzione agricola primaria. Ma sfido i richiedenti a presentare in tempo le domande, visto che si tratta di una gimkana tra carte e scartoffie. Tra gli altri documenti deve essere prodotta una relazione di calcolo di conversione del fabbisogno termico dell’azienda in energia elettrica equivalente con allegata la documentazione comprovante la quantità di combustibili utilizzati ai fini del calcolo.

In ogni caso gli incentivi ci sono e possono essere usati fin da ora. Il legislatore ha previsto una serie di benefici a chi decide di impiegarli nel proprio immobile. Innanzitutto, per tutto il 2022, 2023 e 2024 è stata prorogato il bonus ristrutturazione, il quale prevede una detrazione del 50% delle spese sostenute, applicabile anche per la fornitura e l’installazione dell’impianto fotovoltaico, in quanto la posa in opera dei pannelli fotovoltaici è un’operazione che ricade nella manutenzione straordinaria.

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