EconomiaPolitica di coesioneLa riprogrammazione del POR Campania FESR 2014-2020

La riprogrammazione del POR Campania FESR 2014-2020

di Maria Laura Esposito

Con Decisione di esecuzione C(2023) 7429, il 26 ottobre la Commissione Europea ha dato definitivamente il via libera alla riprogrammazione del Programma operativo regionale FESR “Campania” 2014-2020. In precedenza, il 29 settembre, a seguito di una lunga interlocuzione proprio con i servizi della CE e di condivisione con gli stakeholders socio-economici regionali, era stata trasmesso a Bruxelles il testo del Programma rivisto, che ricalibrava il valore degli assi prioritari tenendo conto di una pluralità di sopraggiunte esigenze, tra le quali:

  • concentrare le risorse sul sostegno di investimenti in settori con maggiori potenzialità o a maggiore capacità di spesa (assorbimento), o di più immediata risposta alle criticità;
  • assicurare la razionalizzazione delle fonti finanziarie, in termini di complementarità e integrazione, al fine di mettere in salvaguardia gli interventi che presentino criticità attuative;
  • concorrere alle strategie di investimento definite a livello nazionale e finalizzate a misure di salvaguardia sanitaria e di compensazione socio-economica (per le fasce più deboli), anche rendendo disponibili risorse nella titolarità regionale;
  • introdurre il nuovo Asse Prioritario 12 (Asse “Safe”), al fine di contribuire alle spese sostenute a livello nazionale per l’erogazione del bonus energia per i nuclei familiari vulnerabili.

A fare la cornice alle scelte, la considerazione, di ordine più generale, che la chiusura della programmazione 2014-2020 coincida con una fase caratterizzata da persistenti segnali di incertezza sulle prospettive a medio-lungo termine del quadro economico nazionale, europeo e mondiale. Le conseguenze del conflitto russo-ucraino sui costi delle materie prime (non solo energetiche) continuano a condizionare gli equilibri economici internazionali e a sostenere spinte inflazionistiche che, almeno in Europa, sembravano essere state poste sotto controllo in maniera stabile e tale da non ripetersi. Il sistema produttivo interessato da una fase di “rimbalzo” positivo seguito al blocco Covid-19, è stato, per questo, investito dalla crisi energetica, che ha determinato un repentino cambio di scenario: da una fase di consolidamento della ripresa a una di incertezza e forte rallentamento ciclico. In questo quadro, la scelta e il bilanciamento degli investimenti assume un ruolo determinante per gli equilibri e le prospettive di rilancio dell’intero sistema economico. A rendere ulteriormente complesso un quadro d’insieme di per sé già poco rassicurante, la nuova crisi mediorientale, la cui evoluzione è di difficile lettura, ma che potrà ulteriormente generare tensioni sui mercati delle materie prime e delle fonti energetiche.

La proposta di riprogrammazione del POR Campania FESR 2014-2020 è stata predisposta alla luce di una serie di circostanze oggettive generate da eventi esogeni, indipendenti dalla volontà dell’Amministrazione regionale, ma che hanno prodotto un impatto molto negativo rallentando le fasi attuative e realizzative degli interventi programmati, tra cui:

  1. a) l’inatteso e notevole incremento dei costi delle forniture e/o dalle difficoltà di approvvigionamento, che hanno prodotto importanti ritardi, in particolare su alcuni interventi di natura infrastrutturale laddove si sono verificati imprevedibili incrementi dei costi e indisponibilità di materiali fondamentali, tali da scoraggiare la partecipazione e/o da rendere impossibile la realizzazione. Circostanze tali che hanno spinto il Governo nazionale ad adottare specifiche misure per adeguare le dotazioni finanziarie degli interventi. Misure che, per come concepite, sono andate a beneficio di interventi a titolarità nazionale e che hanno reso preferibili gli interventi nazionali rispetto a quelli della programmazione regionale in virtù proprio del disallineamento normativo;
  2. b) lo squilibrio tra offerta/domanda di lavoro e manodopera specializzata e tra investimenti ritenuti più o meno attrattivi che hanno generato un profondo effetto spiazzamento (si pensi agli effetti, ad esempio, del Superbonus 110% che ha prodotto un eccesso di domanda di manodopera specializzata e di alcune categorie di prodotti);
  3. c) l’acuirsi di difficoltà normative, amministrative e gestionali. Scarsità di risorse professionali con profili amministrativi e tecnici disponibili a fronte di procedure complesse di accesso ai fondi, di attuazione (in particolare procedure autorizzative) di monitoraggio e sorveglianza;
  4. d) la complessità di attuazione degli investimenti connessi a interventi di natura infrastrutturale, che richiedono per loro stessa natura, condizioni di operatività che attengono alle funzioni del sistema territoriale nel suo complesso, a cominciare dalla capacità delle Amministrazioni pubbliche, non disgiunta da quella propria dei soggetti attuatori. Tale sistema è stato sottoposto nel corso dell’ultimo biennio a una serie di stress di diversa natura (blocco delle attività dovuto al Covid; necessità di concentrare ogni sforzo amministrativo nel contrasto agli effetti della pandemia; effetto shock dovuto alla fase di rimbalzo successiva alla riapertura; concentrazione senza precedenti di possibili canali di investimento alternativi; crisi inflattiva dovuta alle conseguenze del conflitto russo-ucraino; ecc.) nonché a una serie di trasformazioni che hanno determinato la necessità di riconsiderare contenuti e forme dell’offerta di politiche a sostegno dello sviluppo e coesione.

Le scelte strategiche e di investimento sono, inoltre, state collocate nell’orizzonte “straordinario” tracciato dalla parabola disegnata dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e dalla coincidenza con l’avvio della programmazione 2021-2027.

Il raccordo con gli interventi del PNRR rappresenta uno dei criteri-guida da seguire nella definizione delle scelte, alla luce, non solo delle norme in materia di divieto di doppio finanziamento, ma anche della necessità di assicurare complementarità e sinergia. Infatti, non va dimenticato, che la presente riprogrammazione, nei fatti, rappresenta il primo momento di possibile allineamento e coordinamento dei fondi del POR FESR 2014-2020 con il PNRR e con le strutture, a tutti i livelli, deputate alla sua attuazione.

Per altro verso, le scelte di riprogrammazione devono giocoforza tenere anche conto della programmazione delle risorse a valere sul ciclo 2021-2027, a cominciare da quanto previsto nei programmi – sia regionali sia nazionali – già approvati e in fase di attuazione. Tuttavia, in questa fase, si scontano una serie di ritardi e incertezze per tutto ciò che concerne la disponibilità e la gestione delle risorse nazionali addizionali. Se, infatti, a livello di FSC la programmazione delle risorse pare abbia finalmente imboccato la dirittura finale, non ci sono ancora certezze circa la disponibilità delle risorse da destinare al programma complementare, uno strumento che, per sua stessa natura risulta essenziale per definire e assicurare, come si vedrà nel dettaglio, il completamento degli interventi attualmente a valere sul POR FESR 2014-2020, ma per i quali si ritiene il cronoprogramma non coerente con l’orizzonte temporale imposto dalle normative europee. Sotto questo punto di vista, il negoziato tra Regione Campania e Ministero per la definizione e la sottoscrizione dell’Accordo per la Coesione (il nuovo strumento introdotto dal DL “Sud” e destinato alla Programmazione di tutte le risorse nazionali per investimento) si presenta tutt’altro che agevole e di semplice soluzione.

Resta fermo, in ogni caso, l’obiettivo ultimo della Amministrazione regionale, vale a dire quello di assicurare il conseguimento degli obiettivi della strategia di sviluppo, così come individuati e definiti nelle fasi di programmazione delle risorse, e, di conseguenza, la completa realizzazione di tutti gli interventi, ivi compresi quelli oggetto di rimodulazione finanziaria, assicurando il finanziamento con risorse a valere sulla programmazione nazionale e comunitaria 2021-2027 e/o su altra fonte finanziaria, coerentemente con gli schemi attuativi e compatibilmente con la disponibilità delle stesse.

Questo è il contesto in cui l’amministrazione Regionale si è trovata a definire una riprogrammazione complessa e decisiva. La certificazione della spesa, che ad oggi si attesta a circa il 70%, grazie alla nuova definizione degli Assi potrà compiere, immediatamente, un ulteriore balzo in avanti, grazie alla certificazione di risorse che sono già state spese e che erano in attesa proprio della riprogrammazione per essere inviate a Bruxelles.

Non ci resta che percorrere l’ultimo miglio per completare un ciclo di programmazione complesso e segnato da una serie di eventi imponderabili. La strada per evitare il disimpegno è ancora in salita, ma tutti i segnali indicano che la via intrapresa è quella giusta, il traguardo è all’orizzonte e, soprattutto, che anche questa volta la Campania non si farà trovare impreparata.

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