EconomiaPolitica di coesioneLa politica di coesione 2021/2027: tra opportunità e innovazione

La politica di coesione 2021/2027: tra opportunità e innovazione

di Maria Laura Esposito

La programmazione 2021/2027 prende avvio dalle politiche trasversali che emergono dalla strategia della commissione espresse a partire dalla Presidenza Juncker[1],  per cui l’indirizzo promosso è concentrare i fondi europei in settori nei quali l’impatto della spesa dell’UE possa essere maggiore rispetto a quello della spesa pubblica nazionale come i progetti di ricerca, e per la trasformazione digitale, le grandi infrastrutture o le iniziative dirette a dotare l’Unione degli strumenti necessari per proteggere e difendere i suoi cittadini.

A differenza di quanto registrato nel ciclo di programmazione 2014/2020, in cui “la strategia Europa 2020” rappresentava l’elemento cardine rispetto al quale ancorare la programmazione delle politiche strutturali dell’UE cofinanziate dai Fondi Strutturali e di Investimento Europeo (Fondi SIE), il ciclo 2021/27 non risponde ad un quadro di riferimento di policy di medio lungo-termine per il processo di integrazione europea e, specificamente, per la politica di coesione.

In effetti il Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027 è proiettato a dare compimento alle scelte di carattere trasversale che a partire dal 2016 la Commissione ha promosso con l’obiettivo di costruire un’Europa migliore: che protegge, che preserva il modo di vivere europeo, che dà forza ai cittadini, che difende, sia al proprio interno che all’esterno e che si assume responsabilità.

In questo contesto generale, nel periodo 2021-2027, gli investimenti dell’UE saranno orientati su cinque obiettivi principali:

  • un’Europa più intelligente mediante l’innovazione, la digitalizzazione, la trasformazione economica e il sostegno alle piccole e medie imprese;
  • un’Europa più verde e priva di emissioni di carbonio grazie all’attuazione dell’accordo di Parigi e agli investimenti nella transizione energetica, nelle energie rinnovabili e nella lotta contro i cambiamenti climatici;
  • un’Europa più connessa, dotata di reti di trasporto e digitali strategiche;
  • un’Europa più sociale, che raggiunga risultati concreti riguardo al pilastro europeo dei diritti sociali e sostenga l’occupazione di qualità, l’istruzione, le competenze professionali, l’inclusione sociale e un equo accesso alla sanità;
  • un’Europa più vicina ai cittadini mediante il sostegno alle strategie di sviluppo gestite a livello locale e allo sviluppo urbano sostenibile in tutta l’UE.

Diversamente degli undici Obiettivi Tematici della programmazione 2014/20, in tale contesto viene proposta una razionalizzazione degli obiettivi prioritari della politica di coesione da recepire nell’Accordo di Partenariato e nei programmi operativi (indicati come Obiettivi Strategici nel testo in italiano della proposta di regolamento e Policy Objectives nel testo originale in inglese).

Oltre agli obiettivi di policy è possibile identificare “attenzioni” dedicate ai singoli Paesi nell’ambito dei Country report che propongono raccomandazioni specifiche rispetto alle quali intervenire specificamente sui vulnus degli Stati membri.

La politica di coesione continua a investire in tutte le regioni, in funzione della loro appartenenza alle tre categorie già note (regioni meno sviluppate, in transizione e più sviluppate) e il metodo di assegnazione dei fondi è ancora in gran parte basato sul PIL pro capite ciò nonostante si sono aggiunti alcuni elementi nuovi che fanno registrare un approccio più mirato allo sviluppo regionale.

Ma in questo contesto cosa sarà possibile fare? Dati i 5 Obiettivi di Policy e i 32 obiettivi specifici i temi unificanti che emergono dal country report per il nostro Paese cosa sarà possibile realizzare Utilizzando i Fondi FESR e FSE+?

Rispetto all’attuale ciclo di programmazione possiamo registrare alcuni elementi innovativi che consentiranno di dare risposte ad alcune delle problematiche che quotidianamente gli enti locali sono costretti ad affrontare. In generale è possibile identificare una maggiore attenzione:

  • alla dimensione ambientale,
  • alla dimensione sociale, attraverso l’attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali,
  • alla introduzione di una dimensione “locale”, attraverso il sostegno alle iniziative integrate  nelle aree urbane e rurali.

A riguardo della dimensione ambientale, va registrato che tale dimensione entra a pieno titolo a degli elementi a cui viene dedicata la “concentrazione tematica” delle risorse.

Nel dettaglio sui primi due obiettivi di policy: all’Europa più intelligente e l’Europa più verde saranno destinate risorse che vanno dal 65% all’85% delle risorse del FESR e del Fondo di coesione, in funzione della ricchezza relativa degli Stati membri. Dunque, è possibile rilevare che la concentrazione tematica prospettata per il 2021/27, risulti essere più rispondente ai fabbisogni, in particolare, dei nostri territori. Quella imposta nel ciclo 2014 2020 riguardava i primi 4 Obiettivi tematici ovvero: l’innovazione e ricerca, l’agenda digitale, il sostegno alle piccole e medie imprese (PMI), l’economia a basse emissioni di carbonio. Oggi pur confermando una forte attenzione ai temi innovativi inerenti la ricerca e le imprese ricomprese nell’ambito dell’Obiettivo di policy 1, la concentrazione tematica viene riservata anche ai temi inerenti la prevenzione dei rischi e la resilienza alle catastrofi, la promozione e la gestione sostenibile dell’acqua; la promozione di un’economia circolare, il rafforzare la biodiversità, le infrastrutture verdi nell’ambiente urbano e ridurre l’inquinamento unitamente alla promozione delle misure di efficienza energetica.

A proposito della dimensione Sociale, la programmazione 2021/27 mira a rinnovare l’impegno europeo nel rafforzare, attivamente e con azioni di policy adeguate, il benessere e le opportunità per una piena partecipazione alla vita sociale delle persone, in un contesto in cui trasformazioni sociali e economiche globali hanno indebolito molti segmenti della popolazione. I 15 obiettivi specifici in cui si articola questo Obiettivo di Policy, richiamano, infatti, molti dei principi su cui si basa il Pilastro: sostegno attivo all’occupazione, istruzione e formazione inclusivi e di qualità, inclusione sociale, pari opportunità, equilibrio tra vita professionale e vita familiare, solo per citarne alcuni.

In merito la dimensione Locale, oltre a confermare una forte attenzione allo sviluppo urbano, si assume come elemento prioritario anche il sostegno delle aree marginali del paese, confermando e sostenendo l’intuizione che ha portato il nostro Paese a dedicare un’attenzione particolare alle Aree interne.

In tale contesto, decisamente positivo che caratterizza in generale tutte le fasi di avvio di nuovi cicli di programmazione, appare però utile focalizzare l’attenzione su alcuni elementi che se trascurati possono determinare un non adeguato presidio della fase di transizione tra i diversi cicli di programmazione e dunque ad una non performante gestione di alcuni elementi trasversali che sono da ritenersi determinanti invece per l’efficacia dell’azione. Di seguito si sintetizzano alcune condizioni trasversali decisive per la corretta attuazione dei programmi:

  • consapevolezza del quadro degli investimenti già programmati e delle loro tempistiche di realizzazione
  • anticipare i tempi di progettazione (es. fondi progettazione)
  • irrobustire la programmazione ordinaria
  • programmazione degli interventi basata sui fabbisogni e non (solo) sulla capacità dei beneficiari
  • continuità e appropriatezza dei tempi

In questo contesto generale la regione Campania ha avviato, tempestivamente la fase di definizione del nuovo quadro programmatorio definendo attraverso la costituzione di un gruppo di lavoro ad hoc le modalità e i tempi della stesura sia degli indirizzi strategici regionali oltre che dei programmi FESR e FSE, agendo nell’ottica di intervenire in relazione alle condizioni trasversali sopra elencate per governare sia una efficace fase di chiusura del programma in corso oltre che di rapido avvio del ciclo 2021/27.

Le primi indicazioni che emergono dalle analisi riguardanti la definizione del programmazione 2021/27 sono strettamente connesse alla consapevolezza che solo l’inquadramento unitario in termini di programmazione e di utilizzo dei fondi  possono rispondere all’urgenza di rafforzare alcuni filoni di investimenti quali ad esempio la ricerca, lo sviluppo urbano sostenibile, l’efficientamento energetico, il miglioramento del sistema di mobilità regionale e il superamento delle carenze in termine di digitalizzazione e di servizi al cittadino e contestualmente intervenire in maniera sistemica sulle fragilità del sistema ambientale regionale che, sebbene affrontate nella loro singolarità non sono state mai sufficientemente trattate nell’ambito di un quadro programmatorio generale.

[1] Una volta ogni sette anni l’Unione europea decide il suo futuro bilancio a lungo termine, il quadro finanziario pluriennale. Il prossimo bilancio, che avrà inizio il 1º gennaio 2021, sarà il primo dell’Unione europea a 27. Un bilancio dell’UE moderno e mirato permetterà di continuare a dar vita al programma positivo proposto dal presidente Jean-Claude Juncker nel suo discorso sullo stato dell’Unione dinanzi al Parlamento europeo il 14 settembre 2016 e approvato dai leader dei 27 Stati membri a Bratislava il 16 settembre 2016, così come nella dichiarazione di Roma del 25 marzo 2017.

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