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Trasformare una crisi in un’occasione, si può? Da Parigi a Procida la cultura che non isola

di Eliana De Leo

Secondo l’economista di Stanford Paul Romer “a crisis is a terrible thing to waste”, presa con le dovute cautele questa affermazione invita a riflettere su quante opportunità possono generarsi dalle crisi e sul potenziale d’innovazione celato nei cambiamenti, talvolta radicali. Al netto delle pesanti implicazioni economiche e sociali derivanti dalle chiusure dei siti culturali dovute alla pandemia da Covid-19, l’attuale crisi può essere considerata un’occasione unica per sperimentare nuove idee di valore dedicate ad un pubblico sempre più interessato e incline a considerare le nuove possibilità offerte dalla tecnologia.

Il dibattito culturale ai tempi del Covid-19 ha inevitabilmente spostato l’attenzione sulla necessità, o per alcuni sull’opportunità, di modelli di servizio #digitalonly, in cui l’esperienza sui canali digitali può essere anche totalmente sostitutiva di quella fisica.
I canali digitali, pertanto, hanno assunto un’importanza primaria nelle strategie comunicative degli operatori culturali e turistici giocando un ruolo fondamentale nel contrastare il clima di incertezza e di dubbio che ha condizionato le vite di ogni giorno e, quindi, le scelte dei potenziali clienti o fruitori. Settori, quello culturale e quello turistico, simbiotici tra loro e che hanno subito forse più di tutti gli altri le conseguenze delle chiusure obbligatorie.

I dati riportati a marzo 2021 dal UNWTO, l’Organizzazione mondiale del turismo, parlano chiaro: il settore turistico globale perde 1.300 miliardi di dollari nel 2020 a causa delle restrizioni ai viaggi causate dalla pandemia Covid-19, la cifra rappresenta più di 11 volte la perdita registrata durante la crisi economica globale del 2009, e corrisponde a un calo del 74% degli arrivi di turisti nel mondo rispetto al 2019. Sempre secondo l’agenzia delle Nazioni Unite, tra i 100 e 120 milioni di posti di lavoro nel settore sono a rischio.

Per quanto concerne l’Italia, i dati ISTAT dicono che, nonostante la debole ripresa estiva nel 2020, il Belpaese ha dovuto rapportarsi ad un’annata nera per il turismo, dopo anni di crescita costante, a causa del blocco dei flussi turistici. In base al DCPM n. 19 del 25 marzo, le strutture ricettive di tipo extra-alberghiero sono state considerate attività non essenziali e, salvo eccezioni, hanno chiuso. Gli esercizi alberghieri hanno potuto, formalmente, continuare a operare, ma nella grande maggioranza dei casi hanno sospeso ogni attività. D’altro canto, al di là dei provvedimenti di blocco, anche altri comparti che trovano alimento nella domanda attivata dai turisti hanno subito impatti di rilievo: si tratta della ristorazione, di diverse componenti dei trasporti e, in misura più contenuta, del commercio.[1]

I dati provvisori, relativi alle presenze negli esercizi ricettivi del Paese nei primi nove mesi del 2020, testimoniano un dimezzamento dei volumi complessivi (-50,9% rispetto allo stesso periodo del 2019), con un crollo della domanda straniera (-69%) e un ridimensionamento rilevante del turismo interno (-33%).

Sempre secondo dati ISTAT, per quanto riguarda i musei statali si è perso il 75% dei visitatori, con incassi passati dai 240 milioni di euro del 2019 ai 60 milioni del 2020.

Un bilancio al limite del catastrofico che ha portato persino un colosso come il Louvre a re-inventarsi per resistere al Covid. L’ha dichiarato senza mezzi termini Adel Ziane, che al Louvre si occupa delle relazioni esterne, al New York Times “We need to find new ways to make money. The Covid crisis has made it more urgent than ever to diversify and make the most of the Louvre name [2]. Puntare sul brand, quindi, e sul merchandising. Non solo una boutique online a gestione diretta in cui acquistare gadget di vario tipo, ma anche collaborazioni con marchi di abbigliamento, dalla giapponese Uniqlo, alla nota griffe Louis Vuitton, con un accordo che le concede accesso ad alcuni spazi del museo per gli eventi. Infatti, nell’ultima sfilata, del 10 marzo, che ha chiuso la Fashion Week di Parigi (interamente svolta in digitale) le creazioni della collezione autunno inverno 2021-2022 hanno dialogato con le sculture greche, etrusche e romane, tra cui la famosa Nike di Samotracia.

La Nike di Samotracia, scultura di Pitocrito di Rodi (Museo Louvre, Parigi)

Non solo passerella, ma anche set cinematografico: il Louvre è diventato simbolo della serie tv di Netflix “Lupin”, facendo da sfondo a molte delle sue scene.

Inoltre, l’occasione forse più ghiotta per monetizzare ai tempi del Covid è giunta dal capolavoro cardine della collezione del museo parigino: La Gioconda. A dicembre, infatti, un anonimo ammiratore della Monna Lisa avrebbe pagato 98.000 dollari per guardare da vicino l’iconico quadro durante la rimozione dalla teca protettiva per l’ispezione annuale che, come si legge sul sito della casa d’aste Christie’s, dura un “fugace momento”.

Già durante la prima ondata di Covid-19 moltissimi musei e luoghi d’arte hanno aperto le proprie porte al digitale, con video interattivi a 360 gradi, tour completi con guida e foto in altissima risoluzione delle più grandi opere d’arte mondiali.

Ancora il Louvre ha puntato sul tour virtuale della mostra “Figura di un artista”, con sequenze in particolare sulla Gioconda, servendosi molto di più della propria notorietà sui social e pubblicando una considerevole quantità di contenuti digitali sul web. Sulla piattaforma Instagram, con hashtag come #LouvrezChezVous e #Museumfromhome, i visitatori sono stati invitati a condividere l’esperienza delle proprie visite al museo sui social, a partecipare a sondaggi o ad ampliare le proprie conoscenze, è stata stimolata la creatività e l’interazione, con sfide e piccoli concorsi.

Se un museo già stella del web come il Louvre ha dovuto comunque trovare stratagemmi di animazione digitale, in Italia uno dei nostri più grandi tesori ha da poco compiuto il proprio primo anno social: un primo compleanno da oltre 100mila follower per il profilo Facebook delle Gallerie degli Uffizi. Il celebre museo fiorentino, sbarcato sulla popolare piattaforma il 10 marzo scorso, all’indomani del lockdown, ha subito raccolto grande seguito e consenso di pubblico, grazie alle serie-video “La mia sala”, nella quale addetti delle Gallerie o esperti illustrano opere e luoghi del complesso, e “Uffizi Decameron”, in cui, come nel capolavoro Boccacciano, ogni giorno vengono raccontate storie, opere e personaggi del bellissimo museo e alle dirette davanti ai propri capolavori “Uffizi on Air”, in cui gli utenti possono interagire con gli specialisti del museo.

Il boom digitale degli Uffizi non ha riguardato solo Facebook: con le porte e i cancelli dei propri spazi chiusi per mesi, le Gallerie degli Uffizi hanno dedicato spazio e impegno all’apertura online. Il risultato di tale impegno si è concretizzato in un forte potenziamento di tutte le iniziative digitali e social, con l’apertura, oltre a Facebook, del profilo Tik Tok, e ad un robusto ampliamento dell’offerta culturale attraverso il sito uffizi.it.

Uno sforzo verso il digitale che è valso diversi record. È di 836.501 il totale di seguaci, al 10 marzo, di tutti i profili social delle Gallerie: in testa c’è Instagram, con 615.085 follower (proprio il social visivo per eccellenza vede gli Uffizi saldamente al primo posto dei musei italiani: il profilo del museo da marzo 2020 è cresciuto del 42,3%) quindi Facebook, balzato in 12 mesi da 0 a 101.780 follower, poi Tik Tok, 70.615 in 8 mesi, infine Twitter con 49.021.

In un momento in cui anche i colossi della cultura mondiale hanno dovuto aguzzare l’ingegno per rinnovarsi e rendersi accattivanti al pubblico del digitale la Campania ha brillato sul piano nazionale proprio per ingegno e originalità. Perché è proprio la nostra più piccola isola che sarà la Capitale della Cultura italiana del 2022. La vittoria, tra le 10 finaliste, è arrivata a gennaio e le motivazioni descritte dal Ministro Franceschini, neanche a dirlo, in diretta web sul canale ufficiale del Mibact, sono eloquenti: “La dimensione laboratoriale che comprende aspetti sociali di diffusione tecnologica è importante per tutte le isole tirreniche, ma è rilevante per tutte le realtà delle piccole isole mediterranee. Il progetto potrebbe determinare grazie alla combinazione di questi fattori un’autentica discontinuità nel territorio e rappresentare un modello per i processi sostenibili di sviluppo a base culturale delle realtà isolane e costiere del Paese. Il progetto è inoltre capace di trasmettere un messaggio poetico, una visione della cultura che dalla piccola realtà dell’isola si estende come un augurio per tutti noi, al Paese nei mesi che ci attendono”. E allora, continuiamo sì a sognare ad occhi aperti, ad imparare e scoprire cose nuove, meravigliose e divertenti grazie al web, ampliamo i nostri orizzonti così ma auguriamoci altresì di poter scambiare opinioni guardando qualche meravigliosa opera d’arte o partecipando a laboratori o guardando il mare dell’isola di Arturo perché il turismo, la cultura sono fatte di condivisione social sì ma anche sociale. La cultura non isola.

[1] Cfr. ISTAT, Una stagione mancata: impatto del Covid-19 sul turismo
[2] https://www.nytimes.com/2021/03/03/style/louvre-uniqlo-merch.html

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