Pubblica amministrazione Enti Locali Accoglienza, i comuni campani campioni di solidarietà

Accoglienza, i comuni campani campioni di solidarietà

di Nino Femiani

Chi salva una vita, salva il mondo intero», recita un verso del Talmud. L’urgenza e la dimensione di massa della tragedia afghana, la necessità di portare in salvo il maggior numero possibile di persone a cui è venuta meno ogni speranza di vita e libertà nel proprio Paese, hanno sollecitato i 7900 Comuni d’Italia verso forme di accoglienza decorose, che rispettino non solo i bisogni più immediati e materiali, ma anche l’equilibrio psicologico e la speranza per il futuro.
Abbiamo cercato come Anci Campania, in questo mese e mezzo in cui la vicenda si è fatta più allarmante e urgente, soluzioni che non dividessero le famiglie e anzi aiutassero a ricomporre quelle che non sono riuscite a fuggire insieme, aprendo percorsi di integrazione e inserimento nel mercato del lavoro.
L’appello del Presidente campano di Anci, Carlo Marino, a fine agosto, ha colto nel segno indicando ai 550 Comuni della regione un percorso comune di buon senso affinché fossero salvate più vite possibili e garantita una accoglienza dignitosa.
Siamo umani, siamo accoglienti. Un appello, quello di Marino, che pianta anche dei ‘paletti’ chiari e precisi. «Abbiamo chiesto di essere coinvolti nella gestione per attuare un sistema di accoglienza diffusa sul territorio nazionale, evitando concentrazioni in poche aree della regione così da non creare tensioni sociali sui territori e favorire l’integrazione nel segno delle regole e del buon senso. I Sindaci sono pronti a questa sfida che non sarà certamente facile, ma hanno gli strumenti – umani e sociali – per gestirla bene, ampliando con criteri nuovi la Rete Sai con locazioni di qualità. Per fare questo però – conclude Marino – non possono essere lasciati soli: c’è bisogno del sostegno economico di Regione e Governo soprattutto in un momento così difficile con i bilanci dei Comuni spremuti e ancora aperti. Sentiamo, come enti locali, il dovere istituzionale e umano di tendere la mano a chi ha provato negli ultimi anni a costruirsi un futuro libero e civile a casa propria, le istituzioni regionali e nazionali non vanifichino questo grande slancio».

La concreta mobilitazione arrivata dagli enti locali della Campania è stata diffusa e toccante, dimostrando, se ce ne fosse ancora bisogno, il grande cuore delle comunità locali, dai Comuni ad associazioni laiche e religiose a singole famiglie. In Campania sono arrivati 436 profughi distribuiti nelle diverse province. Tantissimi i Comuni che hanno partecipato all’accoglienza. Ovviamente in prima fila Napoli, Caserta, Salerno e Benevento mentre in Irpinia c’è stata una risposta corale e coinvolgente, a tratti davvero commovente. L’obiettivo è di garantire una casa a ogni nucleo, dando così un significato vero, umano e penetrante alla parola «accoglienza». Tanti gli esempi, e ci scusiamo fin da subito se ne dimentichiamo qualcuno. Piccoli dal cuore grande.
Il Comune di Fontanarosa e Caritas diocesano hanno dato ospitalità a una famiglia, accolta dal sindaco Giuseppe Pescatore e dal parroco ma anche i primi cittadini di Santa Paolina, Tricolle, Bisaccia Sant’Andrea di Conza, Mirabella si sono attivati con grande intelligenza e pragmatismo cercando sistemazioni in cui altre famiglie potranno trovare serenità e sicurezza. L’Irpinia si conferma straordinaria terra di accoglienza, un serbatoio di umanità: su iniziativa dell’assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Avellino, guidato da Marianna Mazza, si è tenuta anche una riunione dei 44 comuni dell’Area vasta per programmare l’accoglienza. E due famiglie hanno trovato casa a Sant’Angelo dei Lombardi, un’altra a Sant’Angelo all’Esca. A Montoro il Sindaco Girolamo Giaquinto sottolinea: «Le immagini di donne e bambini, uomini e anziani in fuga non ci possono lasciare indifferenti, sono i benvenuti nel nostro paese, da sempre comunità solidale e attenta». E in accordo con un privato è stato messo a disposizione un immobile di 120 metri quadrati.

Il Sindaco del Comune di Colle Sannita, che rientra tra i Comuni che hanno già mostrato grande attenzione alle richieste di accoglienza degli stranieri, essendo già titolare di un progetto nell’ambito del Sai, Sistema accoglienza e integrazione in favore di minori stranieri non accompagnati, ha formalizzato un accordo di collaborazione con la Prefettura di Benevento. In base ad esso un nucleo familiare composto da 12 persone, sarà ospitato in una delle unità abitative messe a disposizione. Intanto i Sindaci dei comuni di Baselice, Campoli del Monte Taburno, Colle Sannita e Tocco Caudio, sottoscriveranno in queste ore un accordo di collaborazione con la Prefettura al fine di avviare un’efficiente sinergia a tutela dei cittadini afghani.
Molti profughi hanno subito violenze di cui portano i segni sui loro corpi. Anche loro chiedono di essere salvati, il loro diritto alla vita e alla libertà sta a cuore ai Sindaci e alle loro comunità. In tutte le province, città grandi e piccole fanno a gara. Nel Cas di Calvizzano sono già ospitati 10 afghani. «E’ stato un dovere accogliere uomini, donne e bambini che scappano da un nuovo regime totalitario che ha come scopo l’abolizione di ogni diritto umano», dichiara il sindaco Giacomo Pirozzi.
In provincia di Salerno, tanti gesti, tante iniziative. In prima fila il sindaco di Nocera Inferiore, Manlio Torquato: «Di fronte alla tragedia dell’Afghanistan siamo chiamati a dimostrare la solidarietà con atti concreti. Il popolo afghano vive una situazione drammatica che non lascia spazio all’indifferenza». Stessi accenti a Sarno dove il Sindaco Giuseppe Canfora ha manifestato totale disponibilità ad avviare le attività e le procedure necessarie per l’accoglienza degli afghani che richiedono supporto umanitario in Italia.
La scelta di Anci e di Anci Campania di mettersi in campo deve ora superare la fase emergenziale.
Anzitutto l’accoglienza futura dovrà avvenire nell’ambito del sistema Sai. L’attivazione di posti fuori dal Sai può essere una soluzione solo temporanea da ricondurre quanto prima a ordinarietà. Le accoglienze diverse dal Sai comportano costi che prima o poi ricadono sui Comuni e sulle comunità.
Va ampliata perciò la rete Sai, ma finora il Governo nazionale non ha dato né indicazioni, né certezze, circa l’avvio dei necessari percorsi per l’ampliamento della rete, che appare incomprensibilmente bloccato per mancanza di copertura finanziaria. I Comuni hanno già espresso forte preoccupazione per il dilatarsi dei tempi. In queste condizioni, gestire i tavoli territoriali con le Prefetture diventa esercizio non semplice, che Comuni e Anci Campania stanno gestendo con serietà e responsabilità.
È necessario che lo strumento principale per operare, ovvero il decreto di ampliamento, sia approvato presto e munito delle procedure derogatorie, che Anci ha proposto, per consentire ai Comuni di attivare le strutture con tutta l’urgenza che l’attuale situazione rende necessario. I numeri di questi anni ci dicono che è un sistema che ha funzionato nel trasformare i rifugiati in veri e propri cittadini. Risulta infatti contraddittorio e confuso quanto indicato in numerose circolari ministeriali dove, ancora una volta, viene attivato il sistema di accoglienza emergenziale guidato dalle singole Prefetture locali (CAS).
L’ampliamento sia però strutturale e non solo legato all’emergenza seguita all’arrivo di cittadini afghani, ma in grado di dare risposte coerenti con i nuovi riferimenti normativi ai richiedenti protezione internazionale. Diversamente, i Comuni non solo non potranno garantire il pieno contributo, ma neppure i doverosi percorsi di protezione e integrazione per i cittadini afghani.
Verso quelle donne, uomini e le loro famiglie, in gran parte provenienti dalle zone presidiate dal contingente italiano, abbiamo un debito morale che dobbiamo onorare. E ancora una volta i Comuni sono in prima fila.

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