Economia Politica di coesione Capacità amministrativa e politica di coesione: una sfida gigantesca

Capacità amministrativa e politica di coesione: una sfida gigantesca

di Nicola De Michelis*

Tra la fine della programmazione 2014-2020, le risorse aggiuntive di REACT-EU, le risorse del PNRR e la partenza della nuova programmazione 2021-2027, la PA italiana nel suo complesso dovrà moltiplicare per quattro la sua capacità di spesa media per i prossimi anni

La questione della capacità dell’amministrazione pubblica italiana a gestire le risorse della politica di coesione europea è antica. Rimanda ai ritardi strutturali di molti programmi che concentrano negli ultimi anni la spesa in una corsa frenetica per non perdere risorse. È richiamata ripetutamente nelle raccomandazioni che il Consiglio Europeo invia all’Italia nel quadro del semestre europeo. È stata oggetto di un lungo negoziato all’inizio del periodo di programmazione 2014-2020 che ha visto nascere i piani di rafforzamento amministrativo (PRA). Si legge nelle classifiche di spesa dei paesi europei, dove l’Italia si ritrova spesso agli ultimi posti. Si riflette in un’amministrazione schiacciata sul rispetto formale delle regole e poco attenta ai risultati. Si riflette anche nella pratica dell’esternalizzazione che ha portato all’impoverimento dell’amministrazione, alla perdita di competenze, ed alla creazione di strutture parallele. Si spiega in buona parte con il prolungato blocco del turnover che negli ultimi due decenni ha invecchiato l’amministrazione ed impoverito gli organici. Si spiega, infine, con procedure e processi eccessivamente complessi rispetto a tanti altri paesi europei.

Ed è evidentemente una questione non limitata alla sola gestione della politica di coesione – non è un caso che sia un elemento centrale anche del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Tra la coda della programmazione 2014-2020, le risorse aggiuntive di REACT-EU, le ingenti risorse del PNRR, e la partenza della nuova programmazione 2021-2027, l’amministrazione pubblica italiana nel suo complesso dovrà moltiplicare per quattro la sua capacità di spesa media per i prossimi anni. Una sfida gigantesca.

È per questo che la questione di come rafforzare la capacità delle amministrazioni titolari dei programmi europei è, per molti versi, la questione centrale dei negoziati in corso sull’Accordo di Partenariato 2021-2027 e sui programmi che ne derivano.

I servizi della Commissione hanno dato indicazioni chiare su quali debbano essere gli elementi di una risposta credibile, concreta, e puntuale per il rafforzamento dell’amministrazione pubblica e della gestione delle risorse europee: sul fronte dei processi, e sul fronte della quantità e qualità delle persone che vi lavorano.

Primo, l’esperienza dei PRA ha avuto luci ed ombre, ma è chiaro che quello è il modello da seguire. La Commissione, quindi, attende la preparazione dei nuovi Piani di Rigenerazione Amministrativa (PRigA), che dovranno essere brevi, con obiettivi precisi e misurabili, un cronoprogramma chiaro, ed un monitoraggio serrato. E dovranno essere pronti per la fine di quest’anno. È in questa direzione, che la Commissione ha mobilitato un supporto tecnico alle amministrazioni regionali del Mezzogiorno per costruire questi Piani in tempi rapidi.

Secondo, abbiamo indicato la disponibilità del Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale a coprire i costi del nuovo personale necessario per rafforzare gli organici delle amministrazioni pubbliche, nazionali, regionali e locali. Con alcune, importanti condizioni. Primo, i profili devono corrispondere a delle missioni strategiche legate ai grandi ambiti di intervento della politica, ed in particolare a quelli dove si è registrata difficoltà di programmazione ed attuazione: energia, ambiente, clima, rifiuti, innovazione. E quindi ad esempio giuristi ed economisti ambientali, project manager, ingegneri, specialisti in contabilità verde, statistici. Poi, una volta venuta meno la copertura dei fondi europei, queste persone devono essere integrate nelle piante organiche delle amministrazioni di riferimento. Infine, queste nuove competenze vanno allocate là dove ce n’è più bisogno: a disposizione dei comuni, a rafforzare le centrali di committenza, ad animare i processi partecipativi, e a valutare e monitorare gli interventi.

Infine, è necessario mettere in coerenza l’insieme delle azioni: quelle che saranno organizzate nel nuovo programma nazionale “Capacità per la Coesione” che metterà a disposizione 1.2 miliardi di euro; quelle previste nei diversi programmi regionali e nazionali a titolo dell’assistenza tecnica, e dei nuovi dispositivi previsti dai nuovi regolamenti, e quelle previste nel PNRR. Questo richiederà un dialogo serrato in tempi rapidissimi tra le diverse autorità competenti, dialogo senza il quale sarà estremamente difficile per la Commissione valutare correttamente la credibilità delle azioni proposte.

*Direttore Generale aggiunto – DG-Regio

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