di Redazione
Il Presidente De Luca: «Senza i circa 6 miliardi di euro per lo sviluppo e la coesione sono a rischio importanti interventi, il dissesto di oltre 200 Comuni e 12mila posti di lavoro solo per la Cultura»
Il Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC) è, congiuntamente ai Fondi strutturali europei, lo strumento finanziario principale attraverso cui vengono attuate le politiche nazionali per lo sviluppo della coesione economica, sociale e territoriale e la rimozione degli squilibri economici e sociali tra le diverse aree del Paese, in attuazione dell’articolo 119, comma 5, della Costituzione italiana e dell’articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE). In particolare, il Fondo è finalizzato esclusivamente al finanziamento di progetti strategici per lo sviluppo, anche di natura ambientale, destinati per l’80% alle aree del Mezzogiorno e per il 20% a quelle del Centro-Nord.
L’attuale blocco di questi fondi – circa 6 miliardi di euro – è dunque una questione che sta mettendo in grandissima difficoltà non solo la Campania, ma la quasi totalità del Mezzogiorno, dato che fino a oggi gli accordi per distribuirli sono stati firmati in gran parte con le Regioni del Nord e del Centro.
“Una vicenda per la quale si è già perso un anno e mezzo – ha sottolineato il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca – e che significa che i cantieri da finanziare con questi fondi partiranno fra non meno di tre anni. Un problema che si aggiunge all’ulteriore fermo di un miliardo e 300 milioni del Programma operativo complementare (POC), che ha l’obiettivo di garantire il completamento di interventi già avviati, e al fatto che è stato già assorbito quasi interamente il fondo da 4 miliardi di euro destinati alla perequazione infrastrutturale, ossia al recupero del deficit infrastrutturale delle diverse aree geografiche del Paese”.
Il Tar, accogliendo il ricorso della Regione Campania, ha stabilito un termine di 45 giorni per la definizione dell’istruttoria e la predisposizione dello schema di accordo da sottoscrivere con il Governo sull’FSC, riservandosi la nomina di un commissario ad acta nell’ipotesi di mancato rispetto della sua decisione, contro la quale comunque qualche giorno fa l’amministrazione centrale ha deciso di ricorrere a sua volta al Consiglio di Stato.
Con una lettera indirizzata a tutti i Comuni della Campania, il Ministro per la Coesione Raffaele Fitto invita i Sindaci a comunicare direttamente i dati relativi agli interventi da sostenere a valere sul Fondo di rotazione; il che potrebbe comportare un ennesimo aggravio del procedimento, tenuto conto che tutti i dati, precedentemente verificati in un’apposita istruttoria, sono già in possesso del Dipartimento del Ministero. Le Autorità regionali di Gestione hanno infatti comunicato progetti e risorse necessarie sin dal 27 giugno 2023, ricevendo tra l’altro l’apprezzamento dello stesso Dipartimento sul lavoro svolto.
“Una delle principali motivazioni di questo rallentamento della procedura – ha detto ancora il governatore campano De Luca – sarebbe legata alla capacità di spesa della Regione: ebbene, secondo il bollettino della Ragioneria dello Stato, che certifica gli impegni e i pagamenti delle Regioni al dicembre 2023, sul piano sviluppo e coesione la Campania ha opere finanziate e appaltate pari all’84 per cento, nonostante i programmi finiscano tra due anni, e al 50 per cento per i pagamenti. La Calabria, che ha già firmato l’accordo di coesione, ha impegni di spesa invece per il 52 per cento e pagamenti per il 28. Il Lazio ha impegni al 67 e pagamenti al 51 per cento e la Lombardia, impegni al 70 e pagamenti al 57 per cento; la Campania ha realizzato quasi il doppio degli investimenti: 4,6 miliardi di euro contro i 2,4 di Lombardia, Lazio e Calabria messe assieme”.
Per quanto riguarda invece l’attribuzione dei fondi pubblici, i dati ufficiali dicono che la spesa pubblica allargata pro-capite nazionale è di 16.092 euro, con questa ripartizione: 17.363 euro al Centro-Nord e 13mila nel Sud (12mila in Campania); ossia un cittadino campano riceve 5mila euro in meno rispetto a uno del Nord; ci vorrebbero 30 miliardi di euro in più per equiparare la spesa pubblica della Campania a quella del Nord.
La gravità della situazione è dovuta al fatto che le risorse dell’FSC sono per legge aggiuntive, ossia non possono sostituire spese ordinarie del bilancio dello Stato e degli enti decentrati, in coerenza e nel rispetto del principio dell’addizionalità previsto per i fondi strutturali dell’Unione europea, anche se sempre più spesso questi suppliscono alla cronica carenza di quelli nazionali ordinari. Il Fondo finanzia dunque una serie di interventi speciali dello Stato e l’erogazione di contributi speciali di carattere infrastrutturale ed immateriale, di rilievo nazionale, interregionale e regionale, ed aventi natura di grandi progetti o di investimenti articolati in singoli interventi tra loro funzionalmente connessi. Senza l’FSC, quindi, questi importanti interventi non potranno essere realizzati.
L’elenco degli enti, delle istituzioni e delle iniziative culturali che non potranno programmare le loro attività a causa del blocco di FSC, POC e fondi strutturali è infatti lunghissimo: si va dai teatri San Carlo, Trianon Viviani, Verdi e Mercadante, alle fondazioni Donnaregina, Film Commission, Ravello, Cives di Ercolano, Mondragone di Napoli, Campania dei Festival, Ville vesuviane, Morra Greco, fino all’Ente autonomo Giffoni Experience e a numerosi eventi turistici e culturali di rilevanza nazionale e internazionale promossi dalla Regione e dai Comuni di Napoli, Avellino, Benevento, Caserta e Salerno. Iniziative come la mostra del fumetto Comicon, il premio Cimitile, il premio Troisi, i conservatori, gli interventi di sostegno per i santuari, Montevergine, Pietrelcina, il Duomo di Salerno, opere stradali e di assetto del territorio dell’area flegrea per l’emergenza bradisismo. E ora anche la frana che si è verificata di recente ad Ariano Irpino, in provincia di Avellino, e che ha determinato lo stop alla circolazione ferroviaria tra Benevento e Foggia, avrà bisogno dell’FSC, visto che
sono fra le risorse destinate al rischio idrogeologico: un intervento che in questo caso è in capo alle Ferrovie dello Stato (Rfi), e per il quale la Protezione Civile regionale offrirà tutto il supporto necessario.
“Il danno economico derivante dal blocco dei fondi è anche contabile – ha aggiunto il Presidente regionale – perdere un anno e mezzo di tempo significa infatti che opere pubbliche che partono con questo ritardo sono destinate a registrare un aumento dei costi del 30%, e quindi probabilmente alcuni degli interventi del piano regionale non potranno essere realizzati, senza contare il rischio di portare al dissesto oltre 200 Comuni e altri enti territoriali chiamati ad eseguirli, che non hanno risorse per completare le opere del precedente programma. Così come sono a rischio la salvaguardia di ben 12mila lavoratori solo nel comparto della cultura e dello spettacolo, e la creazione di nuovi posti. La Regione Campania – ha quindi concluso De Luca – deve prepararsi dunque a una vera e propria guerra su tutti i fronti per contrastare una politica che sembra essere sempre più contraria agli interessi dell’unità d’Italia e di un Mezzogiorno che è pronto ad accettare la sfida della capacità di gestione e del rigore, fatto di amministratori seri, di sacrificio personale nei territori, di impegno ideale. Una protesta giusta, non in nome del parassitismo, o della lamentazione o della clientela, ma dell’efficienza e del futuro del Sud e dell’Italia intera”.