Pubblica amministrazioneEnti LocaliSTEP: competitività e resilienza dell’UE nei settori strategici

STEP: competitività e resilienza dell’UE nei settori strategici

di Annapaola Voto

Luci, ombre, opportunità e dibattiti. Le novità del regolamento 795/2024: impatti sulla chiusura della programmazione 2014-2020 e prospettive per il 2021-2027

Il 27 febbraio scorso è stato finalmente approvato il Regolamento UE 795/2024 che istituisce la Strategic Technologies for Europe Platform (STEP) destinata a indirizzare e rafforzare la capacità di finanziamenti verso tecnologie in settori considerati strategici (deep-tech, clean-tech, bio-tech), per cogliere a pieno le opportunità e conseguire gli obiettivi della transizione verde e digitale. La piattaforma, quindi, ha l’obiettivo di contribuire a preservare il vantaggio europeo nelle tecnologie critiche ed emergenti, nonché ad accelerare processi di transizione verde e digitale agendo nei settori potenzialmente più sensibili e di prospettiva: dalla microelettronica all’informatica quantistica e all’intelligenza artificiale, dalla biotecnologia alla bio-fabbricazione e alle tecnologie a zero emissioni nette.

Il Consiglio europeo, nelle Conclusioni del 23 marzo 2023, aveva rilevato l’esigenza di “fornire sostegno tempestivo e mirato nei settori strategici, senza minare gli obiettivi della politica di coesione”. Col senno di poi – e a voler pensar male – il Consiglio aveva anticipato quello che sarebbe diventato il punto di atterraggio, al ribasso, di una trattativa che si sarebbe dimostrata lunga ed estenuante.

La Commissione – che a livello europeo detiene il potere di iniziativa legislativa – sulla scorta delle conclusioni del Consiglio, aveva lanciato (giugno 2023) la piattaforma STEP per lo sviluppo delle tecnologie c.d. critiche considerate cruciali per la leadership dell’Europa nel campo dell’innovazione, ma anche per assicurare la sovranità tecnologica e la sicurezza delle sue supply chain (dalle materie prime alla manodopera). L’istituzione della piattaforma STEP, d’altro canto, costituisce anche una risposta alle sfide e alle analoghe ambizioni manifestate da importanti partner europei: gli Stati Uniti (Inflation Reduction Act, che intende mobilitare oltre 330mld/€ entro il 2032), il Giappone (circa 140mld/€ per i piani di trasformazione verde), ma anche l’India, il Regno Unito e il Canada che hanno presentato incentivi e piani di investimento nelle tecnologie pulite.

Nelle intenzioni della Commissione, il nuovo strumento avrebbe dovuto agire in maniera sinergica su più livelli. A livello finanziario, la Presidente della Commissione von der Leyen aveva, anzitutto, anticipato l’intenzione di richiedere agli Stati Membri una dotazione di bilancio extra (10mld/€) per rafforzare strumenti finanziari e programmi esistenti (InvestEU, HorizonEurope, Fondo per la Difesa, ecc.) destinando le risorse immesse verso i settori tecnologici ritenuti strategici. A questo, si sarebbero sommati una serie di incentivi e modifiche ai programmi della politica di coesione, fino a mobilitare (mediante l’utilizzo di strumenti a leva finanziaria) un importo totale stimato pari a 160mld/€ in nuovi investimenti. Se la CE prevedeva, dunque, “risorse fresche” per 10mld/€, il Parlamento nella sua veste di co-legislatore si era anche spinto oltre (15mld/€), senza tuttavia aver fatto i conti con le esigenze di bilancio degli Stati Membri che, ad esito di un lungo negoziato – nel corso del quale l’intera piattaforma ha rischiato anche di andare a monte – hanno bocciato qualsiasi immissione di risorse nuove, approvando un testo che prevede che la piattaforma STEP sia finanziata mediante “i programmi esistenti dell’Unione”. Unica eccezione 1,5mld/€ “nuovi”, destinati al Fondo per la Difesa Europeo (Regolamento UE 697/2021) che, per quanto si dica saranno destinati a finalità coerenti con gli obiettivi della piattaforma, meriterebbero un approfondimento ad hoc che non è possibile in questa sede.

Il fatto che la piattaforma nasca, di fatto, “azzoppata” porta con sé, per quello che ci interessa, implicazioni ancora maggiori sulla seconda gamba finanziaria (rimasta di fatto l’unica), ossia le politiche e i fondi per la Coesione. Un meccanismo che spesso si ripete e che, a dispetto delle dichiarazioni, ha finito con lo stravolgere le originarie finalità delle Politiche, in particolare l’obiettivo di contribuire alla riduzione degli squilibri socio-economici e territoriali, trasformando i Fondi, nel migliore dei casi, nello strumento di sostegno alla resilienza europea e, nel peggiore, nel “portafogli” aperto e a disposizione per tutte le evenienze.

Tralasciando questo aspetto, proviamo a capire le principali novità introdotte da STEP sulle politiche di coesione. Anzitutto, è necessaria una distinzione tra le implicazioni del nuovo regolamento sui Fondi di Coesione 2021-2027 e su quelli 2014-2020: se per il futuro vengono predisposti nuovi settori di investimento, per la Programmazione in chiusura agisce mediante l’introduzione di una serie di nuove flessibilità, potenzialmente in grado di agevolare le operazioni finali e, di conseguenza, di consentire il pieno assorbimento delle risorse.

Guardando al futuro, l’istituzione della nuova Piattaforma, come detto, è indirizzata a rafforzare i fondi esistenti rendendo più efficace ed efficiente l’uso – anche mediante un sito dedicato (Sovereignty Portal) che fungerà da sportello unico sulle opportunità di finanziamento nell’ambito dei programmi di bilancio dell’UE per gli investimenti STEP – nonché favorendo la riprogrammazione e ri-orientandone gli obiettivi verso le tecnologie critiche in tre settori (tecnologie digitali e innovazione deep-tech, tecnologie pulite e orientate all’efficienza nell’uso delle risorse, biotecnologie). L’Articolo 10 del Regolamento UE 2024/795 interviene sul Regolamento FESR (1058/2021), anzitutto prevedendo l’introduzione di obiettivi specifici (Os) dedicati a supportare le priorità STEP nell’ambito degli OP 1 (Un’Europa più intelligente) e 2 (Un’Europa più verde).

Gli Stati e le Regioni titolari di programmi – come nel caso della Campania – potranno, quindi, scegliere di modificare i PR attualmente vigenti, al fine di destinare risorse a tali Os (con un tetto massimo del 20% a livello nazionale, pari per l’Italia a circa 5,3mld/€), mediante la definizione di Assi prioritari dedicati. A fronte di questa opzione potranno, a loro volta, godere di forme di flessibilità eccezionali su tali Assi, tra cui un prefinanziamento una tantum pari al 30% dell’importo allocato e il tasso di cofinanziamento UE al 100%. Inoltre, la possibilità per il FESR di finanziare anche azioni a vocazione FSE+ (formazione, apprendimento permanente, istruzione, riqualificazione), nonché, in deroga a quanto già previsto nei regolamenti vigenti, l’estensione dell’ambito di eleggibilità per le grandi imprese.

Nell’attesa che Stati Membri e Regioni decidano, sulla scorta delle proprie valutazioni e dei propri fabbisogni, se, come e con quante risorse finanziare le nuove priorità STEP, lo stesso Regolamento UE 2024/795 è anche intervenuto a riformare le regole di chiusura della Programmazione 2014-2020 (Regolamento Disposizioni Comuni, n. 1303/2013), ampliando flessibilità e tempistiche – in linea con altre iniziative già messe in opera dalla CE, di cui l’ultima “SAFE” – al fine di favorire il completo assorbimento delle risorse ancora disponibili, anche per far fronte agli effetti della pandemia e del conflitto in Ucraina. Il nuovo regolamento anzitutto estende la possibilità di cofinanziamento UE al 100% degli investimenti a valere sui fondi per la coesione anche per l’annualità luglio 2023-giugno 2024. Inoltre, viene prorogato di 12 mesi il termine per la presentazione, da parte delle Autorità di Gestione, della domanda finale di pagamento (dal 31 luglio 2024 al 31 luglio 2025) e una analoga proroga per il termine di presentazione dei documenti di chiusura (dal 15 febbraio 2025 al 15 febbraio 2026), in modo da riconoscere più tempo per l’effettuazione dei controlli e degli audit necessari per una corretta chiusura dei programmi nell’ambito del periodo di programmazione 2014-2020, fermo restando che il limite ultimo per la spesa dei fondi sia già spirato al 31 dicembre scorso.

Sulla scorta di quanto detto, si tratta di un esito con luci e ombre. Ombre (e qualche incognita) sul futuro della piattaforma STEP, che corre il rischio di disperdersi nel mare magnum di InvestEU (di cui ancora oggi sono oscuri e nebulosi i reali e concreti risultati, ricordando che alle origini era nato come “Piano Juncker”, meccanismo che avrebbe dovuto mobilitare 1.000 miliardi di euro), concretizzandosi esclusivamente nel contributo (tutto da quantificare) dei programmi della politica di coesione e, di conseguenza, ridimensionandosi nella portata e negli obiettivi. Luci (e qualche certezza) – per quanto più di natura incidentale, che strutturale – invece sul presente, laddove il nuovo Regolamento, agevola, e non poco, il complicato lavoro di chiusura della programmazione 2014-2020, grazie alle deroghe e alle flessibilità introdotte.

Tuttavia, persiste una incognita che non deve far dormire sonni tranquilli quanti credono nella funzione delle politiche e dei fondi di coesione. Nella sua articolata definizione, il Regolamento 795 ha modificato almeno 4 dei principali regolamenti delle politiche di coesione (sia 2014-2020, che 2021-2027) senza coinvolgere – se non in veste di comprimari – le autorità politiche competenti per la coesione. Ad esempio, in Parlamento europeo, il dossier è stato gestito congiuntamente e prioritariamente dai responsabili delle Commissioni per le politiche industriali (ITRE) e per il bilancio (BUDG). Questo è, insieme, un sintomo e una avvisaglia di quanto sia forte, anche per il futuro e con sempre maggiore pervicacia, la tentazione di strappare definitivamente il nesso tra Fondi e Politiche per la Coesione. Il dibattito – a livello europeo e nazionale – è in corso e gli esiti non sono ancora scontati. Le Regioni e gli enti locali, se vorranno mantenere un ruolo da protagonista, hanno, quindi, l’obbligo di impegnarsi al massimo – anche utilizzando, laddove necessario, le flessibilità introdotte da STEP – per chiudere una programmazione, quella 2014-2020, segnata da una mole di imprevisti senza precedenti, utilizzando al meglio tutte le risorse e rivendicando la capacità delle Politiche di sostenere territori e cittadini.

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