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Il Green Deal Europeo: il grande sogno europeo di una transizione verde per l’Europa di oggi ma soprattutto di domani

di Alessandro Crocetta

L’Europa ha un’occasione irripetibile per una vera svolta verde. L’Unione Europea attraverso il piano denominato NextGenerationEU ha stanziato 1.824,3 miliardi di euro per la ripresa dalla crisi dovuta alla pandemia e per trasformare la propria economia. Circa 600 miliardi di euro sono i fondi destinati dall’Unione alla transizione ecologica ed alti sono gli obiettivi che l’Europa stessa si è data per raggiungere tale fine. Il Green Deal europeo è la risposta a queste sfide. «Si tratta di una nuova strategia di crescita mirata a trasformare l’UE in una società giusta e prospera, dotata di un’economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva che nel 2050 non genererà emissioni nette di gas a effetto serra e in cui la crescita economica sarà dissociata dall’uso delle risorse». Ad oggi, anche se l’Europa risulta leader mondiale per la lotta ai cambiamenti climatici e per la tutela dell’ambiente, non si può negare che il nostro continente debba apportare delle necessarie modifiche al suo sistema di sfruttamento delle risorse. L’UE ha già cominciato a modernizzare e trasformare l’economia con l’obiettivo della neutralità climatica.

Tra il 1990 e il 2023 ha ridotto del 26% le emissioni di gas a effetto serra, mentre l’economia è cresciuta del 61%. Tuttavia, mantenendo le attuali politiche, la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra sarà limitata al 55% entro il 2050. Molto resta da fare nel prossimo decennio, a cominciare da un’azione per il clima più ambiziosa. Certamente, non basterà lo sforzo dei singoli Stati e nemmeno dell’intera Unione affinché ci sia una vera svolta: c’è bisogno di coinvolgere i cittadini. I recenti avvenimenti politici hanno dimostrato che le politiche più audaci funzionano solo se i cittadini sono stati pienamente coinvolti nella loro elaborazione. Coinvolgere i cittadini ed i portatori di interessi privati sembra operazione semplice ma non lo è.

La sfida sarà vinta solo se gli organi di governo dell’Unione dimostreranno ai propri cittadini che una svolta verde conviene anche dal punto di vista economico. Dalla fine della Seconda guerra mondiale ad oggi, le preoccupazioni dei cittadini restano sempre le stesse: il proprio posto di lavoro, la propria abitazione e come poter far quadrare i conti alla fine del mese. Come potrà incidere il green deal su tutto questo? Il tasso di disoccupazione in Europa è del 7,2%, sembra un ottimo dato ma nasconde grandi sperequazioni tra i singoli Stati membri e differenze importanti anche all’interno di ogni singolo Stato. In Europa, gli Stati con il più alto di disoccupazione risultano essere: la Spagna con il 13%, la Grecia con il 12,7% e l’Italia con il 9%. In Italia il tasso di disoccupazione, come ben si sa, risulta molto sproporzionato tra Nord e Sud con percentuali che vanno dal 3,8 della Provincia autonoma di Bolzano fino al 20% della Calabria.

È evidente che una tale difformità porta degli enormi scompensi per uno sviluppo omogeneo del nostro Paese. Il primo obiettivo del green deal deve essere quello di modificare una situazione che sta diventando insostenibile. Aumentare il tasso di occupazione nel Meridione di Italia non è certamente una sfida banale. Per parlare di politica occupazionale al Sud bisogna occuparsi in primo luogo della questione demografica, dello squilibrio intergenerazionale, dello spopolamento delle aree interne ed ovviamente anche delle politiche infrastrutturali di mobilità fisica e delle merci. Ad esempio, se consideriamo l’area metropolitana di Napoli vedremo che in un territorio relativamente piccolo ci vivono all’incirca 3,5 milioni di persone con una densità abitativa in alcuni territori tra le più alte al mondo. E per fare un altro esempio, giusto per far comprendere il quadro di interesse, al Sud risulta difficile anche la mobilità urbana ed extraurbana. Le linee ferroviarie a percorrenza veloce in Italia si interrompono a Salerno e per raggiungere Reggio Calabria da Napoli (distanza di 500 km) ci vogliono circa sei ore (5 ore e 20 per la precisione) mentre per raggiungere Milano sempre da Napoli (distanza di 760 km) ci si impiegano solo quattro ore.

Ovviamente, in Europa, esistono aeree con gli stessi disagi e il piano di investimenti del green deal per portare uno sviluppo sostenibile deve necessariamente partire da qui. L’UE è perfettamente consapevole della situazione e per questi motivi ha deciso di istituire vari strumenti per cercare di invertire la tendenza. Tra i tanti, degno di attenzione è il Just Transition Mechanism (meccanismo per una transizione giusta), il quale ha proprio l’obiettivo di combattere le disparità regionali all’interno dell’Unione, cercando di non pesare su quelle più dipendenti dai combustibili fossili. Un’Europa più verde può portare ad una Europa più giusta, è la grande sfida dei prossimi venti anni. Gli Stati Europei sapranno affrontarla?

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