Economia Ambiente Elementi tecnici ed organizzativi della pianificazione del Servizio...

Elementi tecnici ed organizzativi della pianificazione del Servizio Idrico Integrato su Scala Regionale

di Vincenzo Belgiorno*

Premessa

L’Ente Idrico Campano (EIC), istituito con Legge Regionale n. 15/2015, assolve a tutte le funzioni previste dalla normativa nazionale per la pianificazione e la programmazione del Servizio Idrico Integrato sull’intero territorio regionale, suddiviso nei 7 distretti di Caserta, Irpino, Napoli città, Napoli Nord, Sannita, Sarnese Vesuviano e Sele, in cui è prevista la gestione unitaria.

Il Piano D’Ambito, ai sensi dell’art. 149 D.Lgs. 152/2006, è il Documento cardine per la Pianificazione Strategica della gestione del Servizio Idrico Integrato (SII) ed è stato approvato in maniera definitiva dal Comitato Esecutivo dell’EIC nella seduta del 22 dicembre 2021, è il principale strumento di pianificazione e programmazione per la definizione degli obiettivi del Servizio Idrico Integrato e degli interventi impiantistici necessari per soddisfarli.

Nasce dal principio che solo la conoscenza dell’esistente può consentire l’attivazione di strategie idonee al superamento delle criticità, alla risoluzione dei problemi ed al rispetto delle normative in termini di sostenibilità ambientale. La sua approvazione rappresenta un risultato storico per la Campania che
per la prima volta nella sua storia si dota di questo strumento indispensabile per costruire un servizio moderno, economico, efficiente e sostenibile dal punto di vista ambientale.

Obiettivi del Piano d’Ambito Regionale sono stati quelli di individuare:

  • i LIVELLI DI SERVIZIO: che identificano la situazione attuale del servizio idrico in Regione Campania comprensiva della capacità produttiva e dello stato di conservazione delle strutture esistenti, la domanda di servizio, attuale e futura, in relazione al fabbisogno di acqua potabile ed al trattamento delle acque reflue, costituenti i principali livelli di servizio obiettivi della pianificazione;
  • Il PROGRAMMA DEGLI INTERVENTI: in funzione degli obiettivi, generali e specifici, il Programma individua gli interventi che si intendono realizzare nell’arco temporale del Piano, necessari al miglioramento dei livelli di servizio attuali ed al raggiungimento dei livelli di servizio obiettivo. Inoltre, definisce i costi di investimento relativi agli interventi da realizzare e modula gli investimenti sull’orizzonte temporale del Piano in funzione delle priorità individuate;
  • il MODELLO GESTIONALE ED ORGANIZZATIVO: da declinare su scala distrettuale individua il modello ottimale di gestione dell’ambito distrettuale;
  • i PIANI TARIFFARI: In funzione delle nuove regole introdotte dall’ARERA, individuano, sull’orizzonte di piano, il Vincolo ai Ricavi del Gestore (VRG), che permette, insieme agli investimenti su individuati, di individuare la tariffa reale media di distretto/regionale, con la sua strutturazione all’interno del distretto di competenza.

Il Piano d’Ambito Regionale pubblicato contiene:

  • l’inquadramento territoriale del territorio regionale rispetto alle caratteristiche peculiari per il SII;
  • l’analisi preliminare delle gestioni esistenti, con un focus sui dati disponibili per i gestori di maggiori dimensioni;
  • la metodologia adottata ed i dati di sintesi ottenuti nell’ambito della ricognizione delle opere del SII;
  • il quadro complessivo degli interventi in corso di esecuzione o ammessi a finanziamento nell’ambito di procedure o piani sovraordinati;
  • il sistema di indicatori di performance considerato nell’ambito del processo di pianificazione;
  • il calcolo degli indicatori di performance;
  • l’identificazione dei costi parametrici e la metodologia per l’analisi multi-criteriale degli interventi;
  • la stima del fabbisogno finanziario riferibile ad ogni sistema infrastrutturale ed ad ogni distretto per la risoluzione delle criticità riscontrate;
  • gli indirizzi per la predisposizione dei modelli organizzativi e gestionali da prevedersi nell’ambito dei Piani di Distretto.
2. Principali elementi tecnici del Piano d’Ambito Regionale.
2.1 Ricognizione

Ai sensi dell’art. 149 co. 2 del D.Lgs 152/2006, la ricognizione delle infrastrutture, anche sulla base di informazioni asseverate dagli enti locali ricadenti nell’ambito territoriale ottimale, ha consentito di individuare lo stato di consistenza delle infrastrutture da affidare al gestore del servizio idrico integrato, precisandone lo stato di funzionamento.

La fase di ricognizione delle opere esistenti intende assolvere alle operazioni di rilevamento, registrazione ed archiviazione dei dati ed elementi descrittivi della struttura e delle capacità produttive degli impianti rilevati. Tale attività è propedeutica alla successiva fase di predisposizione del quadro delle criticità e del programma degli interventi che deve poter disporre dei risultati della ricognizione delle opere esistenti per valutarne le capacità produttive, l’affidabilità, i rischi di fallanza e, di conseguenza, prevedere i necessari investimenti.

Il primo obiettivo della ricognizione è la caratterizzazione dell’Ambito Regionale dal punto di vista gestionale ed infrastrutturale per consentire:

  • l’articolazione territoriale delle gestioni esistenti e le informazioni preliminari di carattere amministrativo;
  • la consistenza tecnica delle infrastrutture, degli impianti e delle opere;
  • la stima preliminare della domanda di servizio;
  • la definizione degli indirizzi per la redazione del bilancio idrico regionale;
  • l’individuazione dei livelli attuali di servizio;
  • la definizione del quadro delle criticità.

Tale caratterizzazione è avvenuta mediante la raccolta, per ogni singolo gestore, dei dati che ne definiscono l’insieme delle opere gestite, i bilanci idrici ed economici, il sistema tariffario, il personale, la titolarità delle opere, ecc..

In generale, le opere oggetto di ricognizione sono state suddivise tra i due segmento, Acquedottistico e Fognario-Depurativo, secondo l’articolazione seguente:

  • Per il Sistema Acquedottistico:
    • Risorse idriche
    • Impianti di Clorazione
    • Impianti di potabilizzazione
    • Adduttrici
    • Serbatoi
    • Partitori
    • Impianti di sollevamento AQ
    • Reti di distribuzione
  • Per il servizio Fognario-Depurativo
    • Collettori
    • Reti fognarie
    • Impianti di sollevamento FG
    • Sfioratori di piena
    • Canali fugatori
    • Impianti di depurazione
    • Scarichi

La fase successiva ha visto l’implementazione di una analisi demografica volta ad una stima della domanda di servizio futura. Tale elemento, insieme alle informazioni disponibili per la redazione del Bilancio Idrico Regionale ed al fabbisogno idropotabile medio hanno consentito la valutazione deli livelli attuali di servizio e la redazione di un quadro delle criticità del sistema sugli scenari individuati.

Organizzazione dei dati raccolti

Le informazioni acquisite nell’ambito della ricognizione sono gestite in un sistema informativo che ne consente l’opportuna continua integrazione e modifica. Appare, infatti, opportuno rappresentare che con particolare riferimento ad alcuni specifici segmenti del servizio e ad alcuni ambiti territoriali la qualità e la quantità dei dati acquisiti risulta ancora poco soddisfacente e bisognosa di ulteriori implementazioni per la redazione dei Piani di Distretto.

Indicatori di performance del SII

Grazie all’acquisizione di oltre 7 milioni di dati organizzati con modalità georeferenziata è stato possibile calcolare indicatori di sintesi utili a valutare le criticità e le soluzioni prioritarie. Nel Piano si sono appunto utilizzati indicatori definiti KPI, acronimo inglese che sta per Key Performance Indicators, in italiano “indicatori di prestazione chiave”. Sono degli indicatori strategici che utilizzati per caratterizzare i livelli di servizio permettono di misurare le prestazioni di un determinato processo o attività e devono essere legati a degli obiettivi che ci si propone di raggiungere.

Gli indicatori utilizzati per la redazione del Piano d’Ambito, sono stati raggruppati in quattro categorie:

  • KPI – Asset: indicatori che si riferiscono agli asset del SII;
  • KPI – Territoriali: indicatori che non si riferiscono alle singole opere del SII ma alle caratteristiche territoriali dei singoli comuni;
  • KPI – Qualità Tecnica e Contrattuale: indicatori di tipo gestionale per le cui definizioni si rimanda al capitolo “Obiettivi di qualità tecnica e contrattuale”. In tale paragrafo è stato effettuato un focus indicatori di sistema per la programmazione a breve termine, alla base del meccanismo incentivante, previsti dall’ARERA nella regolazione del SII;
  • KPI – Interventi: indicatori riferibili unicamente alle proposte di intervento oggetto di analisi e riguardano quei particolari obiettivi che non possono essere analizzati da una variazione di un dato tecnico o sono elemento intrinseco dell’intervento stesso.
La pianificazione degli Interventi

Come già descritto, la articolata fase di ricognizione delle infrastrutture del SII sull’intero territorio regionale ha consentito l’acquisizione delle informazioni utili alla costituzione di un quadro ampio ed omogeneo di indicatori (Key Perfomance Indicators, KPI) utili a descrivere il sistema nelle sue diverse componenti ed a monitorare il percorso tecnico di raggiungimento degli obiettivi previsti nel tempo di attuazione del Piano.

Il Piano d’Ambito Regionale, redatto in rispetto delle indicazioni della Legge Regionale 15/2015, ha definito il processo di redazione del Programma degli Interventi, di cui al comma 1 dell’art. 149 del D.Lgs. 152/2006 e ss.mm.ii., in due fasi distinte:

  1. Fase di Pianificazione: Fase in cui, a seguito dei risultati della ricognizione e della individuazione delle criticità del sistema in relazione agli obiettivi assegnati, si identificano gli interventi di piano definendone i costi parametrici e caratterizzandoli, dal punto di vista prestazionale, col sistema di indicatori individuato (KPI). Nel Piano d’Ambito Regionale tale fase, contenuta nel presente elaborato, è sviluppata sull’intera scala regionale;
  2. Fase di Programmazione: Fase in cui si identificano le priorità che permettono l’elaborazione del Programma degli Interventi in funzione delle risorse economiche assegnate nel periodo di piano. Tale fase risulta possibile solo in relazione al Piano economico finanziario a scala di distretto e nel Piano d’Ambito Regionale è sviluppata nei Piani attuativi dei singoli Distretti, definiti dalla Legge 15/2015.

Lo schema riportato di seguito presenta in maniera sintetica  l’organizzazione logica delle attività di Piano, con l’identificazione dei livelli di servizio attuali conseguente alla ricognizione, l’individuazione degli interventi necessari per effetto delle carenze riscontrate rispetto ai livelli performance di obiettivo, la definizione delle priorità e della programmazione temporale degli interventi demandata ai Piani di Distretto. L’evoluzione degli indicatori di performance per effetto degli interventi attuati sarà poi conseguente all’opportuna attività di monitoraggio e aggiornamento dello stesso Piano.

L’intero processo, grazie anche alla organizzazione del sistema informativo predisposto, è progettato per un adeguamento progressivo con la logica del miglioramento continuo con aggiornamenti previsti ogni due anni per l’identificazione degli interventi possibili in relazione alle risorse economiche disponibili, degli interventi completati, della identificazione di nuove criticità puntuali emergenti.

Figura 1 – Attività di Piano

In coerenza con quanto conseguente dalla Valutazione Ambientale Strategica a cui è stato sottoposto Il Piano, gli obiettivi generali individuati da perseguire con il Piano si basano sui principi di economicità, efficienza e sostenibilità ambientale nella gestione del servizio idrico integrato (SII) e sono volti a garantire il rispetto della qualità ambientale e della risorsa idrica e la disponibilità di acqua potabile per il consumo umano in modo continuativo, equo e sostenibile.

Gli obiettivi di qualità ambientale e qualità della risorsa idrica sono correlati alla necessità di assicurare che le quantità delle acque destinate al consumo umano siano prelevate garantendo una sostenibilità di lungo periodo, ottimizzando, altresì, l’allocazione dei prelievi dalle fonti, rendendo più efficienti le infrastrutture esistenti ed introducendo tecnologie di tutela e conservazione. È necessario, inoltre, impedire che i reflui siano sversati senza idoneo trattamento nell’ambiente circostante e assicurare un’adeguata qualità degli scarichi restituiti ai corpi idrici. Con riferimento alla disponibilità della risorsa idrica si è definita l’esigenza di estendere la copertura dei servizi idrici ad aree che ne sono tuttora sprovviste, manutenere in buono stato di funzionamento le reti e gli impianti esistenti e assicurare adeguate dotazioni di risorsa rispetto al fabbisogno della popolazione.

Ai principi sopra descritti si aggiungono il recepimento delle linee di investimento finalizzate all’esecuzione di interventi strategici derivanti dalla pianificazione sovraordinata e della disciplina sulla qualità tecnica e contrattuale del servizio idrico integrato stabilita dall’Autorità di regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA), richiamati nei capitoli precedenti.

Per rendere agevole ed omogeneo lo sviluppo dei Piani di Distretto è risultata opportuna una ulteriore declinazione degli Obiettivi Generali di Piano utile a specificare, in dettaglio, i concetti su proposti in Obiettivi Specifici. Tale implementazione consente di individuare di linee e misure di azione, volte al raggiungimento di standard di servizio, che tengano conto anche delle differenze legate all’articolazione in distretti del territorio Regionale.

La tabella seguente riassume gli Obiettivi Generali e Specifici del Piano d’Ambito Regionale.

Tabella 1 – Riepilogo Obiettivi Generali e Specifici del Piano

Il modello di pianificazione descritto, integra il sistema di misura delle performance con i risultati della Valutazione Ambientale Strategica, e permette di ricondurre tutti gli elementi di criticità in scala numerica in termini di differenza con i livelli attesi di servizio grazie alle carenze misurate in termini di differenza fra il valore calcolato ed il valore proposto di performance (Delta-KPI). La valutazione del deficit di servizio, declinato per i diversi elementi di studio, permette la quantificazione su base parametrica degli investimenti necessari per ogni asset. Per i sistemi acquedottistici di rilevanza regionale si è proceduto distintamente all’individuazione degli investimenti necessari al raggiungimento degli standard previsti con la medesima metodologia.

Tale sistema permette, nel caso, di predisporre la programmazione degli interventi in modo da tener conto anche delle priorità legate alle condizioni ed allo stato delle acque sotterranee, dei corpi idrici superficiali e delle acque marino costiere. In altri termini, ad esempio, lo stato del corpo idrico superficiale, che riceve i reflui di un impianto di depurazione diventa esso stesso una condizione di valutazione e/o driver per le priorità di intervento sugli asset del SII.

Tra gli investimenti sono individuati principalmente gli interventi sugli asset esistenti e nuove opere funzionali al raggiungimento della copertura del servizio di distribuzione, fognario e depurativo, nonché delle nuove opere di accumulo necessarie all’integrazione della capacità di compenso giornaliero nelle reti di distribuzione e per le quali si è rilevato un deficit tecnico rispetto alla ricognizione ed alle previsioni di piano. In esse sono pertanto riconducibili tutte le classi di intervento per le quali i KPI sono elementi necessari e sufficienti a descrivere lo stato di criticità del sistema e alla quantificazione tecnica ed economica dell’investimento.

La dimensione del sistema regionale e la complessità dell’interazione degli schemi acquedottistici di distretto con gli acquedotti regionali hanno, infine, comportato la necessità di identificare le necessità di alcuni asset fra gli interventi “sistemici”, di scala superiore in termini di complessità, di potenzialità di risultato e di investimenti necessari.

Nello specifico, in tale categoria sono ricompresi gli investimenti che per loro caratteristiche rispondono a:

  • interventi sui sistemi acquedottistici di rilevanza regionale, riferiti al potenziamento di infrastrutture idriche che sono alimentate da fonti esterne al territorio regionale e/o che alimentano più Ambiti Distrettuali. Tali infrastrutture sono potenzialmente annoverabili tra quelle definite “strategiche” ai sensi dell’art. 2 della L.R. 15/2015;
  • interventi di particolare rilevanza in ambito distrettuale, che prevedono il potenziamento significativo dei sistemi acquedottistici esistenti con la realizzazione di nuove interconnessioni utili ad assicurare il servizio idrico con maggiore continuità ed efficacia. Pur incidendo esclusivamente su di un unico ambito distrettuale, tali interventi presentano elevata significatività di risultato e comportano costi di particolare entità;
  • interventi necessari ad affrontare particolari criticità ambientali, riscontrate nell’ambito delle attività istruttorie operate dall’Ente o segnalate a seguito di indagini giudiziarie. Tali interventi sono riferiti a situazioni di criticità, riconducibili principalmente al tema della copertura del servizio fognario-depurativo a collettori fognari o alle necessità di potenziamento di impianti di depurazione, che in determinate circostanze rivestono carattere di particolare urgenza.
Conclusioni

Il Piano d’Ambito Regionale, così come definito dall’art. 16 della Legge Regionale n. 15/2015, rappresenta un documento storico nel percorso del servizio idrico integrato in Regione Campania verso l’economicità, l’efficacia e l’efficienza.

Le attività presentate di ricognizione ed individuazione delle  criticità e del fabbisogno finanziario utile alla loro risoluzione suddivise su ogni sistema infrastrutturale e per ogni distretto sono state prodotte con l’ausilio di sistemi informativi interamente automatici e georeferenziati che consentono in continuo ogni opportuna modifica ed aggiornamento conseguenti all’approfondimento della conoscenza dei sistemi fisici, delle infrastrutture  o alle diverse indicazioni provenienti dai Consigli di distretto e dall’evoluzione normativa.

Il Piano approvato, di straordinaria importanza e originalità per il territorio campano, mostra la prima fase dell’implementazione completa del Servizio Idrico Integrato in Regione Campania alla quale segue la definizione dei Piani di Ambito Distrettuali proposti all’art. 17 della L.R. 15/2015, di ulteriore dettaglio.

È opportuno, infine, evidenziare, che il lavoro è stato prodotto solo grazie al contributo dei dipendenti dell’Ente, che con spirito di abnegazione hanno tenuto a mostrare il livello di professionalità che è possibile ritrovare nella Pubblica Amministrazione. Elemento utile alle attività del Piano è stato ottenuto, infine, grazie alla disponibilità della Regione Campania che, per mezzo di IFEL Campania, ha facilitato la ponderosa attività di ricognizione e organizzazione dei dati fornendo il supporto di alcuni giovani professionisti.

L’importante necessità di investimenti risultante dall’analisi presentata nel Piano evidenzia come ancora per periodi temporali significativi sia indispensabile il ricorso a rilevanti risorse di natura extratariffaria in assenza delle quali non sarà possibile arrivare in tempi ragionevoli ai livelli di servizio auspicati.

*Direttore Generale dell’Ente Idrico Campano

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