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Riunione Annuale di Riesame 2022: a Napoli il tavolo di confronto sui Fondi strutturali europei

di Annapaola Voto

Fra molte luci e qualche ombra, una due giorni di intenso lavoro per preparare la chiusura del ciclo 2014-20 e l’avvio della programmazione 2021-27

Due giorni intensi di lavoro, confronto e valutazioni. Dopo tre anni di distanza forzata a causa delle restrizioni dovute alla pandemia, i principali attori nazionali ed europei dell’attuazione dei fondi strutturali si sono riuniti a Napoli, il 30 ed il 31 marzo scorsi, per discutere le prospettive di chiusura della programmazione 2014-2020. La Direzione Generale delle Politiche regionali per la Commissione Europea, il Dipartimento e l’Agenzia per la per la Coesione Territoriale per l’Italia hanno discusso con i responsabili dei Programmi regionali facendo un punto su come assicurare il completo assorbimento delle risorse entro la scadenza del 31 dicembre prossimo. Parliamo di quasi 66 miliardi di euro (nel complesso tra FESR ed FSE), dei quali – stando ai dati forniti dall’IGRUE (Ispettorato Generale per i Rapporti finanziari con l’Unione Europea) – al 31 dicembre 2022 risultano pagamenti per poco più di 38 miliardi, pari al 58,26% del totale.

A fronte di questo, l’Agenzia per la Coesione Territoriale ha presentato i dati relativi alla certificazione in quota UE che restituiscono un quadro più complesso e articolato. A dispetto di un dato globale di certificazione al 58,4%, l’articolazione evidenzia una maggiore capacità dei programmi regionali di certificare spesa (78,3%) rispetto a quelli nazionali (42,6%). Questo implica che dei quasi 20 miliardi di euro che residuano da certificare, 15,5 sono in capo alle amministrazioni centrali, di cui addirittura 12,3 miliardi (a fronte degli appena 1,8 certificati) di quelli ricevuti a titolo di React-EU e che, in origine si era scelto di centralizzare incrementando ulteriormente le dotazioni dei PON, piuttosto che redistribuire per quota parte alle Regioni, in particolare a quelle del Mezzogiorno, cui pure erano destinate in via preferenziale.

Un dato che non può far stare tranquilli e che ha posto al centro della discussione le concrete possibilità di raggiungere il traguardo, anche considerando le difficoltà attuative dovute alla contemporanea presenza del PNRR e delle sue stringenti scadenze, che costringono a una duplicazione degli sforzi, peraltro nel persistere di una carenza di personale qualificato, anzitutto a livello locale. Proprio questo è stato uno dei temi affrontati con la Commissione che ha chiesto con forza al Governo di assicurare che le risorse a disposizione per il rafforzamento della capacità amministrativa possano offrire un reale beneficio alle amministrazioni impegnate nell’attuazione dei fondi europei. Una affermazione che si traduce nella possibilità di allargare le maglie della capacità assunzionale degli Enti e di consentire, per altro verso, assunzioni a tempo determinato (sulla falsariga di quanto fatto per il PNRR), sfruttando le azioni previste del Programma Nazionale CapCoe.

Altro aspetto connesso alla necessità di accelerare l’andamento della spesa sono le possibilità introdotte dalla Commissione attraverso l’articolo 25-ter del Regolamento (UE) 435/2023 (introdotto per fare fronte alla guerra in Ucraina e alle conseguenze negative sulla ripresa, oltre che sulla sicurezza e l’indipendenza energetica dell’Unione), che consente il finanziamento di misure eccezionali per l’uso dei fondi a sostegno delle PMI e delle famiglie vulnerabili particolarmente colpite dagli aumenti dei prezzi dell’energia. Tale opzione permette di programmare risorse (totalmente finanziate dall’Europa) fino a un massimo di 4,7 miliardi di euro (il 10% del totale delle risorse assegnate all’Italia per il 2014-2020), a beneficio di quanti hanno subito conseguenze negative a causa degli aumenti della spesa per le bollette, aiutando a contenere i costi di produzione delle imprese e a combattere la povertà energetica delle famiglie. La riunione annuale di Riesame è stata anche l’occasione per presentare i risultati della ricognizione fatta sui programmi che intendono avvalersi di questa possibilità e per fare un punto sugli strumenti attuativi migliori per consentire una rapida spesa delle risorse, da mettere subito a disposizione dei beneficiari. Ad oggi, già 5 programmi nazionali e 7 regioni hanno manifestato l’intenzione di aderire all’iniziativa, tra cui la Campania che, dal canto suo, ha già presentato un bando in questa direzione a seguito dell’approvazione da parte della Commissione della notifica in materia di aiuti di Stato.

Oltre allo stato della spesa, è stata presentata a cura del NUVAP (Nucleo di Valutazione e Analisi per la Programmazione) una panoramica sulle metodologie e sulla capacità di valutazione dell’efficacia della stessa. L’osservatorio ha mostrato i risultati dell’analisi sulla valutazione degli incentivi a sostegno di ricerca e innovazione nelle imprese del Mezzogiorno che ha preso in esame progetti con natura di incentivo alle imprese per R&I nel Mezzogiorno, per un valore di 1,67 miliardi euro nel 2007-2013, e 3,37 miliardi di euro nel 2014-2020. La metodologia analitica si è avvalsa di approfondimenti su strategia, procedure di attivazione delle misure, progetti e imprese beneficiarie; varietà delle expertise del team di valutazione; documenti di policy, dati di monitoraggio, documentazione tecnica di progetto, interviste a testimoni privilegiati e a un campione di imprese beneficiarie.

Dall’analisi sono emersi alcuni esiti di particolare interesse, che possono rappresentare la base di lavoro sulla quale continuare a migliorare la progettazione degli interventi nella futura programmazione. Tra questi va segnalato che:

  • i tempi medi di selezione dei progetti si riducono rispetto al ciclo precedente (in media 14 mesi per le procedure di carattere valutativo);
  • è aumentato il ricorso a procedure di selezione dei progetti a sportello, soprattutto per i progetti di taglia media inferiore;
  • oltre due terzi delle risorse sono state veicolate mediante avvisi che prevedono contributi a fondo perduto, in poco meno di un terzo dei casi si associa anche una quota di finanziamento agevolato;
  • rispetto al ciclo precedente, si è assistito a un significativo incremento della ricerca collaborativa, con le imprese come soggetto capofila;
  • le strategie di specializzazione intelligente (RIS) hanno introdotto un metodo più partecipativo nella definizione delle misure di policy.

A tirare le fila della discussione sono stati l’Autorità di Gestione del Fesr Campania, Sergio Negro, il quale ha sottolineato come “Nel serrato confronto sui temi della chiusura dei programmi 2014-20 sono emerse alcune possibili azioni correttive sotto il profilo finanziario, potenzialmente in grado di offrire una grossa mano a tutte le amministrazioni regionali e nazionali per assorbire pienamente la spesa e altrettante indicazioni sui nuovi programmi che ci daranno una spinta in più per cominciare con il piede giusto”. Dello stesso avviso anche Nicola De Michelis, a capo della delegazione della DG-Regio, e che è tornato a Bruxelles “relativamente tranquillizzato, sebbene persistano ancora delle criticità”, non senza aver riconosciuto che la “Campania è una regione che funziona bene”, come dimostrato, ad esempio, dalla visita al cantiere di “un progetto bellissimo che è quello della stazione di via Chiaia. Un progetto che, tra l’altro, risponde a una grande iniziativa della Presidente della Commissione Europea sulla qualità e la bellezza delle infrastrutture” (New European Bauhaus, NEB). Un appuntamento importante per De Michelis che è servito a mettere in vetrina alcune delle “eccellenze che vanno raccontate, per poter spiegare cosa la Politica di Coesione fa in Europa, in Italia e in Campania”.

Soddisfatto anche il Presidente della Giunta Regionale Campana Vincenzo De Luca che ha introdotto i lavori ricordando come la Campania abbia “raggiunto tutti gli obiettivi previsti per quanto riguarda la capacità di spesa”. Dopo aver ascoltato gli interventi dei rappresentanti del Governo, il Presidente ha preso atto dell’impegno del Direttore del Dipartimento per la coesione, Michele Palma, per il rapido sblocco delle risorse del Fondo sviluppo e coesione 2021-27: “5,6 miliardi di euro per la Campania, essenziali per dare concretezza a tutti gli interventi già previsti e che riguardano la viabilità la rigenerazione urbana, la tutela e la valorizzazione del patrimonio artistico storico ambientale”.

 

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