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Lo Sport “fabbrica di speranza”, intervista alla Vicepresidente Vicario della LND Giuliana Tambaro

di Salvatore Parente

Lo sport, come visto, è uno dei temi centrali e che più stanno a cuore all’Amministrazione regionale. È, in sostanza, una leva fondamentale per la società ed il tessuto democratico del Paese e della Campania. Attraverso lo sport e, più in particolare il calcio, si instillano nelle giovani generazioni (e in quelle più mature) valori di straordinaria importanza: i terreni di gioco diventano “fabbriche di speranza, per contrastare la devianza minorile e la dispersione scolastica”, per citare le parole della Vicepresidente Vicario della FIGC Lega Nazionale Dilettanti – Comitato Regionale della Campania Giuliana Tambaro. E proprio con lei, abbiamo avuto modo di parlare dello stato dell’intero movimento dilettantistico campano. Ma anche dei suoi risvolti, economici e sociali, presenti e futuri, sulla società.

Vicepresidente Tambaro, qual è stato l’impatto della misura varata dal Governo regionale sui Voucher Sportivi, per le associazioni dilettantistiche e, più in generale, per il movimento calcistico campano?

«Una misura di grande rilievo e di concreto impatto sociale, in un periodo complesso – quale quello post Covid -, che ha consentito a tanti giovanissimi di poter praticare sport. Mi auguro che ci siano sempre più misure da parte del Governo regionale per lo sport, perché solo così si contribuisce fattivamente alla costruzione di una società sana, che possa generare non solo atleti, ma soprattutto cittadini virtuosi».

Prima ancora del Covid-19, e dei suoi nefasti effetti sullo sport e sul tessuto sociale regionale, c’è stata la manifestazione Universiade 2019 che ha permesso a molte infrastrutture campane di essere totalmente rivoluzionate, ristrutturate ed ammodernate. Ecco, a proposito di questo tema, quanto è stata importante questa manifestazione, e quanto ancora si può fare sul tema degli stadi e delle strutture sportive?

«Le Universiadi 2019 sono state una vetrina importante per la Campania dello sport, e grazie a questa manifestazione sono state ammodernate e ristrutturate molte strutture sportive, che da troppi anni erano nel degrado più totale. In Campania, un campo sportivo è utilizzato minimo da sette società di calcio. Siamo la seconda Regione d’Italia per numero di squadre di calcio (secondi solo alla Lombardia, dove ogni club calcistico ha il proprio impianto sportivo), indice di grande passione. Ma la carenza di strutture sportive è il nostro tallone d’Achille. Tant’è che come Comitato Regionale Campania FIGC LND abbiamo istituito, da oltre due anni, lo sportello gratuito campi sportivi, per supportare società, associazioni ed anche enti locali. La battaglia dell’impiantistica richiede un’inversione del senso di marcia. A mio avviso, bisogna puntare sul partenariato pubblico/privato, soprattutto perché un elevato numero di Comuni campani è in dissesto. C’è la necessità di un gioco di squadra tra le istituzioni politiche, sportive, l’imprenditoria, il mondo dell’associazionismo, coinvolgendo anche l’Istituto del Credito Sportivo».

Il calcio, in Campania, ha un valore sociale elevatissimo, lo sappiamo. Qual è lo stato di salute della disciplina sul territorio, in termini quali-quantitativi?

«La Campania del calcio ha numeri importanti. Seconda Regione d’Italia per numero di società, oltre 1.200, per un numero di quasi 80mila tesserati, nonostante la carenza di impianti sportivi. Le nostre società coltivano talenti, che calcano i campi di competizioni professionistiche, raggiungono risultati calcistici importanti, divenendo l’orgoglio di una intera Regione. Sono dei porti sicuri per tanti giovani, perché non tutti diventeranno dei calciatori, ma quel rettangolo di gioco li forma a tutte le sfide e le difficoltà della vita. Attraverso il calcio, e la vera opera sociale dei presidenti sul territorio (che il nostro Presidente Zigarelli definisce “eroi silenziosi”), molti ragazzi si salvano dai pericoli sempre più aggressivi di zone ad alto rischio criminalità e non solo. Come Comitato Regionale Campania FIGC LND sosteniamo in toto quella che è l’attività sociale delle società, puntando sulla formazione e su progettualità finalizzate a combattere la dispersione scolastica, ogni forma di violenza e malaffare, spiegando a tanti giovani che sicuramente non tutti diventeranno ‘Maradona’, ma potranno fare della loro grande passione un lavoro: allenatore, preparatore atletico, medico sportivo, segretario di club, fisioterapista, team manager, avvocato sportivo, commercialista esperto in fiscalità sportiva, giornalista sportivo. Un campo sportivo è una fabbrica di speranza, dove si insegna il senso del dovere, riscoprendo il valore ineludibile dell’impegno sociale e del contributo che ognuno può dare per migliorare non solo l’oggi, ma anche il domani».

Per tornare allo stato del football in Regione, è un momento d’oro. Basti citare, a mo’ di esempio, lo scudetto del Napoli di Spalletti nella stagione 2022-2023, le due compagini regionali nella Serie A femminile (Napoli e Pomigliano), i successi nel Calcio a 5 (Feldi Eboli Campione d’Italia e Real San Giuseppe vincitore della Coppa Italia), il trionfo del Napoli Beach Soccer nella World Winner Cup e potremmo continuare. Un suo commento e quali potranno essere le sfide del futuro?

«Un’annata d’oro per il calcio campano, dove le nostre società hanno vinto tantissimo, e come Comitato Regionale Campania FIGC LND abbiamo portato in Campania per la prima volta il titolo di Campioni d’Italia con la Rappresentativa Under 17 Calcio a Cinque. Le vittorie testimoniano che il calcio in Campania è in buona salute, che si cresce non solo in quantità, ma soprattutto in qualità e massima professionalità. Si lavora per raggiungere risultati sempre più lusinghieri, con la consapevolezza che per fare sport servono impianti sportivi».

Sul versante sociale, quali sono i progetti che il comitato regionale campano sta portando avanti per sviluppare il calcio e i valori ad esso connessi?

«Le nostre progettualità sono finalizzate a ben valorizzare i sani valori sportivi e soprattutto sono formative per tutti gli addetti ai lavori. Abbiamo stipulato un protocollo d’intesa con il Corecom Campania per avviare la lotta al cyberbullismo con incontri nelle scuole e nelle società sportive; abbiamo avviato corsi in collaborazione con USSI (Unione Stampa Sportiva Italiana); abbiamo stipulato convenzioni con Università per accompagnare i nostri tesserati nel loro percorso di studio; organizziamo corsi per dirigenti; organizziamo incontri formativi nei territori; svolgiamo progetti contro la violenza in tutte le sue forme, contro la violenza di genere, contro il razzismo e ogni forma di discriminazione; organizziamo manifestazioni sportive finalizzate a promuovere i sani valori morali, ma anche per premiare chi in ogni ambito si sia distinto per fair play. Siamo presenti in zone ad alto rischio criminalità con progetti per aiutare tanti giovani e fargli assaporare la bellezza della vita fondata sulla legalità; organizziamo anche competizioni e-sports, ma di squadra, per rendere anche i videogames un momento di aggregazione e non di isolamento. Stiamo lavorando tantissimo per il calcio paralimpico, coinvolgendo società, istituzioni politiche e scolastiche, così da rendere ogni tipo di differenza una vera ricchezza, contribuendo sommessamente a creare una società fondata sul rispetto. A breve partiremo anche con il progetto “La scuola dei genitori”, per rendere sempre più partecipe e attenta la famiglia nella crescita sportiva e non solo dei propri figli».

Rispetto a venti anni fa, come è cambiata la cultura sportiva delle famiglie, delle tifoserie e dei calciatori sui campi della nostra Regione?

«Dall’avvento della governance del Presidente Zigarelli, i casi di violenza sui campi si sono ridotti dell’80%, soprattutto per le attività formative e per l’impegno profuso nella diffusione di una vera cultura sportiva. Si registrano, nota dolente, tafferugli sugli spalti tra genitori, ed è il motivo per cui chiediamo il loro coinvolgimento nelle nostre attività. Perché spesso i primi ad essere penalizzati sono i loro stessi figli, che dai campi guardano basiti quello che accade sugli spalti. In Campania, abbiamo tifoserie importanti, che rappresentano il dodicesimo uomo in campo, con bellissime coreografie e più rispettose, rispetto a qualche decennio fa. Anche per loro sarà istituito un premio, al fine di incentivarli ad un sano tifo sportivo».

Quanto cresce il calcio femminile in Campania e quali sono i progetti messi in campo per promuoverlo?

«Il calcio femminile in Campania è il fiore all’occhiello dell’intero Mezzogiorno, con due società in Serie A, quattro in Serie C, quindici in Eccellenza, dieci nell’Under 17, sedici nell’Under 15, oltre cinquanta nelle categorie minori. Sono numeri importanti che fanno sì che la Campania stia tra le prime cinque regioni d’Italia per numero di squadre femminili. Il lavoro è quotidiano, superando e combattendo quel gap culturale per il quale “il calcio è una roba da maschi”. Ritengo che il calcio femminile sia un assist vincente per superare le differenze di genere. Quest’anno le nostre squadre, su mia iniziativa, accolta dall’intero Consiglio direttivo, sono scese in campo con la fascia da capitano con la scritta #NonSeiSola1522, per tenere alta l’attenzione sulla violenza di genere. Il nostro Comitato è il più rosa d’Italia per rappresentanza dirigenziale: due donne in Consiglio direttivo, due delegate assembleari, tre vice delegate provinciali, una segretaria provinciale, oltre 150 presidenti di società, oltre 350 dirigenti di società. Un discreto risultato frutto di un lavoro di squadra, dove è stato premiato il merito e la vera passione».

 

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