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Ambiente, sostenibilità, sviluppo, la Campania protagonista a Ecomondo di Rimini, ecco i progetti in campo per il 2024

di Lucia Serino

Dalla crisi delle ecoballe ai nuovi progetti: la Regione accelera su prevenzione e autonomia idrica. De Luca: «Abbiamo l’ambizione di essere all’avanguardia». Bonavitacola: «Siamo arrivati ad un livello di cura del territorio inimmaginabile solo dieci anni fa. C’è una nuova cultura, quella della Scienza al servizio dell’Ambiente»

Dobbiamo riconciliarci col mondo. Un mondo dove possibilmente l’uomo possa continuare a vivere. Nessun catastrofismo, ma consapevolezza condivisa di essere dentro un’emergenza, questo sì.

Le parole ce le consegna Francesco: di fronte alla crisi climatica «non reagiamo abbastanza, poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura».

Otto anni dopo la Laudato sì’, Papa Francesco con l’esortazione apostolica Laudate Deum lancia un nuovo appello “alle persone di buona volontà” e alle forze politiche.

Le soluzioni più efficaci verranno dalla politica nazionale e internazionale. Ma è importante – dice Francesco – «invitare ciascuno ad accompagnare questo percorso di riconciliazione con il mondo che ci ospita e ad impreziosirlo con il proprio contributo».

Ciascuno faccia la sua parte, dunque. Qui e ora. La Campania, per esempio.

La transizione della Campania. La Campania era la fetta del Paese che, solo dieci anni fa, era dentro un disastro ambientale le cui immagini fecero il giro del mondo. La crisi delle ecoballe fu una grave crisi di sistema che travolse la reputazione della più bella, affossò bilanci pubblici, compromise la qualità della vita dei cittadini. La montagna di rifiuti cresceva su se stessa, davanti ai cumuli sotto casa si camminava a bocca coperta, qualcuno già protetto dalle mascherine, presagio orribile di quello che sarebbe accaduto dopo. La transizione della Campania partiva con una infausta penalizzazione. C’è stata la svolta?

È stata la Regione stessa a chiederlo e a chiederselo, un po’ provocatoriamente, quasi un’autoanalisi liberatoria, davanti al pubblico di Ecomondo a Rimini. Un appuntamento di bilancio, quello di novembre, e al tempo stesso di condivisione delle strategie future. Anche un ponte tra la vecchia e nuova edizione del Green Med Symposium, l’appuntamento di maggio degli Stati Generali dell’Ambiente in Campania che nel 2024 giunge alla quinta edizione. Con molte novità in cantiere.

La trama che unisce tutti gli appuntamenti sono le parole di Papa Francesco. Parole che sono un campanello d’allarme e una sveglia per tutti, aveva detto il cardinale Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, a Rimini, nella video intervista della giornalista e scrittrice Claudia Conte che ha chiuso una partecipatissima edizione di Ecomondo con il Presidente della Regione Vincenzo De Luca. «La Regione Campania è al lavoro per diventare allavanguardia nelle politiche ambientali», garantisce il Presidente. «Siamo partiti con una regione che era conosciuta in Italia e nel mondo per due questioni, i rifiuti e la camorra. Abbiamo iniziato un lavoro ambizioso. Ovviamente abbiamo diversi capitoli su cui stiamo lavorando da anni, da quello delle ecoballe a quello delle discariche», aggiunge, ricordando la sanzione dell’Unione Europea di 120mila euro al giorno allo Stato italiano, ridotta proprio grazie all’impegno amministrativo della Regione. «Abbiamo affrontato di petto il problema di 4 milioni e mezzo di ecoballe, abbiamo affrontato di petto la questione della Terra dei fuochi, abbiamo avviato un lavoro di controllo e monitoraggio sui terreni agricoli, sulle falde acquifere, sulla presenza in atmosfera di metalli pesanti».

 È stata vera svolta?

 «A Rimini ho detto che quel punto interrogativo sulla svolta della Campania possiamo serenamente anche toglierlo, almeno parzialmente», commenta il Vicepresidente di Palazzo Santa Lucia e Assessore con delega allAmbiente, Fulvio Bonavitacola.

«Possiamo toglierlo perché davvero abbiamo portato la regione ad un livello di cura dell’ambiente e del territorio che era impensabile solo dieci anni fa. È stato ed è un impegno duro e costante che ha cambiato radicalmente lidea diffusa della Campania. Cè ancora molto da fare ma abbiamo avviato processi che porteranno ulteriori benefici per continuare a cancellare le brutture ed esaltare le bellezze della nostra regione».

Ma perché il 2023 è stato l’anno della svolta? Uno dei punti nodali del cammino delle riforme ambientali è stato anche un nuovo rapporto tra la Regione e gli Enti locali, di non secondaria importanza. Dieci anni fa non c’era soltanto un enorme problema di reputazione, c’era anche un problema di autonomia delle responsabilità. Capovolgere i rapporti tra governo nazionale ed Enti locali significa aver superato la stagione dei commissariamenti governativi: «I commissari non erano stati in grado di risolvere le criticità esistenti – ricorda Bonavitacola – e avevano diseducato gli Enti locali ad operare per la cura del territorio. La prima grande scommessa era recuperare gli Enti locali alle loro responsabilità. Li abbiamo spinti ad approvare i piani sul ciclo delle acque e sul ciclo dei rifiuti».

A Rimini la Campania ha portato in dote l’incrocio delle due grandi traiettorie del nostro tempo, quella ecologica e quella digitale. Con un metro, oggi più necessario di ieri, quello della neutralità tecnologica. Industria e ambiente non sono confliggenti, esattamente il contrario. È dalla ricerca industriale che arriveranno soluzioni di sostenibilità. Non è un caso che il tradizionale appuntamento del Green Med Symposium si avvii a diventare Expo per la prossima edizione. Le aziende, le associazioni, i consorzi, gli enti avranno la possibilità di mettere in vetrina il proprio know how in tema di rifiuti, acqua ed energia. Nessun approccio ideologico, ma molta sensibilizzazione verso i temi della transizione. La Regione a capo della grande scommessa, con un’idea sistema che non tralascia nessun settore. A Rimini ha illustrato tre direttrici: il nuovo e rivoluzionario progetto sull’autonomia idrica e sulla gestione delle grandi Reti, l’accelerazione sulle fonti alternative e le comunità energetiche, l’unità di intelligenza ambientale. Vediamo quest’ultimo.

Il centro di monitoraggio ambientale di Carditello. Nell’ex feudo dell’illegalità, nella reggia borbonica di Carditello, già riqualificata, è nato il grande centro di monitoraggio ambientale. Qui opera un “cervellone” che aiuterà a prevenire i rischi ambientali connessi al territorio. Il cervellone elabora algoritmi in chiave previsionale sulla base anche della storicità, della comparazione di esperienze, una banca integrata che legge i dati in maniera predittiva. Si chiama “Unità di intelligenza ambientale” (UIA), in pratica un meccanismo di intelligenza artificiale che guida i meccanismi di scelta per la prevenzione e orienta le decisioni future in campo ambientale. Bonavitacola lo ha presentato a Rimini dove è stato sottoscritto un protocollo d’intesa tra la Regione e la Fondazione Real Sito di Carditello presieduta da Maurizio Maddaloni.

I green jobs e il nuovo programma FSE+. Se indietro non si torna sul cammino della transizione, è altresì vero che il tempo nuovo richiede nuove competenze. Se l’ambiente può essere amico dello sviluppo, è anche il terreno sul quale si gioca la partita dei lavori emergenti, i green jobs. Su questo punta il nuovo programma PR Campania FSE+ 2021-2027, proseguendo i cicli precedenti che hanno visto il finanziamento di misure per creare o migliorare i profili professionali nel settore dell’economia verde.

Avremo sempre più bisogno di esperti e specialisti nel ciclo dei rifiuti, di manager delle rinnovabili, di esperti di sicurezza, di progettisti di impianti fotovoltaici e manutentori dei pannelli. Sono le figure già formate dalle misure attivate e che saranno strutturate con il nuovo programma FSE+. Contribuire alle competenze, alle occupazioni verdi e all’economia verde è una delle dieci tematiche trasversali di intervento a sostegno delle priorità del programma, in particolare per la priorità dell’occupazione, a partire da quella giovanile. Obiettivi che non possono raggiungersi se non in maniera condivisa, con le azioni delle istituzioni pubbliche e la partecipazione delle imprese.

Come adattarsi ai mutamenti climatici: l’autonomia idrica. Lo sforzo della transizione spetta ai Governi, per tornare alle parole di Francesco, ma ciascuno, ad ogni livello, deve fare la sua parte. Se pensiamo alla risorsa delle risorse, l’acqua, la parte della Regione Campania è un esempio per il Paese.

Nella seconda giornata dei lavori di Ecomondo, il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, ha presentato il nuovo progetto di autonomia idrica e di gestione delle grandi Reti. Un percorso innovativo che porterà la Regione a fronteggiare con grande senso di responsabilità le criticità dei continui mutamenti climatici garantendo un futuro migliore per i propri cittadini. «Noi partiamo da un presupposto», sono le parole di De Luca. «Il tema dell’acqua e delle forniture idriche sarà il tema del futuro, non c’è da illudersi, quindi dobbiamo prepararci per tempo a tutelare questa risorsa che sta diventando preziosa». «L’investimento per il piano per l’autonomia idrica è di 3 miliardi di euro. Si interverrà, tra l’altro, sulle sorgenti, sulla realizzazione di invasi collinari, sulle reti per evitare la dispersione del 40% delle risorse. Pensiamo di intervenire in tutti i comparti, idrici in quello potabile, quello per uso agricolo-industriale. Pensiamo di intervenire sull’infrastruttura con il recupero delle reti. È un percorso ambizioso che contiamo di completare in tempi medi tra 3 o 5 anni». Una sfida importante per un piano rivoluzionario in Campania. «Come tutti i grandi interventi – spiega Bonavitacola – questo progetto richiede grandi impegni tecnici, professionali, scientifici e imprenditoriali. Trattandosi di una società mista a partecipazione prevalentemente pubblica ma con capitale privato faremo una gara per individuare dei nostri partner che speriamo siano tra i più importanti e prestigiosi del settore».

Le direttrici del piano idrico. Le grandi direttrici del nuovo progetto riguardano le fonti di approvvigionamento, il rifacimento delle reti per evitare le attuali dispersioni, la realizzazione di almeno una ventina di invasi collinari da avere a disposizione, in caso di siccità, le forniture relative alle sorgenti, il risparmio energetico connesso all’ottimizzazione della rete. Le reti di distribuzione primaria, che dalle sorgenti raggiungono i luoghi del consumo e che attraversano più province del territorio, costituiscono il sistema della grande adduzione, che la Regione Campania ha deciso di considerare come opera d’interesse strategico di valenza regionale. La futura società mista regionale (a maggioranza pubblica) gestirà otto gruppi sorgentizi, otto campi pozzi, 400mila metri cubi di serbatoi, 600 km di reti e due centrali idroelettriche. Nella sua azione avrà una visione unitaria per garantire i diversi usi della risorsa acqua: consumi potabili, agricoltura e zootecnia, produzione di energia idroelettrica. L’uso, la gestione e la proprietà della risorsa idrica e delle grandi reti sono e rimarranno pubblici, come pubblica rimarrà la definizione delle tariffe. La collaborazione con i privati avverrà laddove le loro competenze ed esperienze professionali potranno essere utili: la manutenzione di reti ed impianti, il miglioramento del risparmio energetico, l’ammodernamento dei sistemi di rilevazione dei consumi (contatori), il contrasto alle dispersioni in rete. La nuova società regionale si occuperà anche della gestione del grande invaso di Campolattaro, i cui lavori per oltre 700 milioni di euro sono stati aggiudicati “bruciando i tempi” proprio nei giorni di Ecomondo. Ciò dovrebbe consentire di recuperare la quota di acqua che attualmente la Campania fornisce, e continuerà a fornire, alla Puglia, circa 6.000 litri al giorno. Si supererebbe così il paradosso per cui la Campania da una parte cede acqua a quella che De Luca definisce “regione sorella”, ma dall’altra è costretta ad importarla.

Il grande piano dell’autonomia idrica non è nel PNRR. «È per questo che il nostro progetto assume ancora più valore», secondo Bonavitacola, «è un esempio virtuoso per il resto del Paese di cui essere orgogliosi». Il 2024 non potrà che raccogliere le sfide delle riforme del 2023. Indietro non si torna. «La nostra è una regione all’avanguardia sul tema della sostenibilità ambientale. C’è una nuova sfida, una nuova cultura, quella dell’innovazione e della scienza al servizio dell’ambiente. Cè bisogno di azioni – aggiunge Bonavitacola – esattamente quelle che abbiamo messo in campo e con grande orgoglio abbiamo presentato a conclusione di questo 2023 a Rimini». E i cittadini? Risponde il Presidente De Luca: «Tutti i cittadini possono contribuire alla transizione ecologica, le istituzioni e la politica possono farlo mettendo in atto programmi che abbiano una visione, a lungo termine, piani contro il dissesto idrogeologico e fare prevenzione. Ma anche i comuni cittadini possono contribuire ovviamente al cambiamento con azioni quotidiane rispettose della casa comune, l’ambiente».

Le novità del Green Med Symposium di Napoli 2024. Archiviata l’edizione 2023 di Ecomondo, si pensa già al Green Med Symposium 2024, in programma alla Mostra D’Oltremare di Napoli dal 12 al 14 giugno. Una delle novità più rilevanti dell’edizione 2024 è l’espansione dell’area fieristica. Dal prossimo anno, due padiglioni su tre saranno allestiti con stand in cui aziende, associazioni, consorzi, utility ed enti potranno presentare le proprie competenze e soluzioni relative a rifiuti, acqua ed energia. Sono previste iniziative specifiche rivolte alle scuole, tra cui un concorso di cortometraggi, con l’obiettivo di coinvolgere i giovani e renderli protagonisti di un futuro più sostenibile. Green Med Symposium ospiterà nuovamente gli Stati Generali della Regione Campania, sottolineando il coinvolgimento e il sostegno delle istituzioni regionali. A raccontare l’evoluzione dell’appuntamento napoletano, oltre a Alessandra Astolfi, Global exhibition director Green & Technology division di IEG, Giovanni Paone, Direttore editoriale di Ricicla Tv, e l’Assessore Fulvio Bonavitacola che ha ricordato l’importanza di Green Med Symposium come strumento di divulgazione e informazione dell’opinione pubblica, fondamentale nella promozione dei nuovi modelli produttivi circolari.

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