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Rafforzamento della capacità amministrativa: le assunzioni di personale del Programma Nazionale Capacità per la coesione 2021-2027 (PN CapCoe)

di Redazione

 Il PN CapCoe – forte di una dotazione complessiva di 1.267.433.334 €, dei quali 1.165.333.334 € per le sette Regioni del Mezzogiorno – prevede il finanziamento di 2.200 assunzioni a tempo indeterminato di personale impegnato – in via esclusiva – nell’attuazione dei fondi strutturali negli Enti territoriali del Mezzogiorno: 250 Regioni; 135 Province; 70 Città Metropolitane; 1.674 Enti locali (Comuni, Unioni di Comuni).

L’Art. 19 del D.L. n. 124/2023 ha creato le condizioni per attuare tale piano, ad esempio individuando i profili professionali da selezionare (project manager, RUP, esperti legali, informatici, esperti settoriali, ecc.), al fine di strutturare, ampliare e innovare le capacità progettuali, gestionali e organizzative degli Enti beneficiari. Allo stesso tempo, il medesimo D.L. ha individuato la copertura dei costi assunzioni che risulterà, in via permanente, eterofinanziata, dapprima a valere sui fondi europei del programma CapCoe e, a partire, dal 1° gennaio 2030, a valere su altre risorse nazionali (nel caso delle Regioni, attraverso la riduzione del Fondo nazionale per il concorso finanziario dello Stato, agli oneri del trasporto pubblico locale, anche ferroviario; nel caso degli Enti Locali, dalla riduzione del Fondo di solidarietà comunale). Questo consentirà di derogare alle norme in materia di capacità assunzionale degli enti, superando uno degli ostacoli principali che fino ad oggi avevano impedito una azione di così ampia portata come questa.

Il primo atto successivo al D.L. è stata la pubblicazione, da parte del Dipartimento per le politiche di Coesione, dell’Avviso per la raccolta delle Manifestazioni d’Interesse da parte degli Enti territoriali (chiusura sportello 30/01/2024). Successivamente, sulla base delle disponibilità in organico dichiarate dagli enti in sede di manifestazione di interesse, saranno definiti elenchi preliminari delle unità di personale richieste con i relativi profili professionali. Inoltre, mediante l’adozione di un DPCM (entro aprile 2024) saranno individuati gli specifici criteri di riparto delle unità di personale tra le amministrazioni interessate, definendo per ciascuno le unità di personale assegnate e i relativi profili professionali.

Mediante il DPCM, quindi, saranno definiti i criteri di riparto per le unità spettanti alle Regioni (vale a dire quanto personale assegnato a ciascun ente regionale), per suddividere, su base regionale, le risorse umane destinate ai comuni e, non ultimo, per selezionare i comuni tra quelli che hanno aderito alla manifestazione di interesse.

Tra giugno e novembre 2024 è prevista l’emanazione del Concorso attraverso procedure gestite dalla Commissione RIPAM. Entro fine dicembre 2024 dovranno essere pubblicati gli elenchi degli idonei (associati agli Enti di destinazione). Per gli idonei si prevede un periodo di formazione breve e caratterizzante (gennaio-marzo 2025), finalizzato all’assunzione da parte degli Enti assegnatari (aprile 2025). Un percorso a tappe serrate e tutt’altro che già definito nei suoi dettagli.

A questo proposito, vale la pena di ricordare che alla base di tutte le chiavi di riparto stabilite dal DPCM dovrà necessariamente esserci un collegamento diretto con la spesa dei fondi strutturali, dal momento che – da regolamento – le figure professionali selezionate dovranno contribuire al rafforzamento (quali-quantitativo) della capacità di assorbimento delle risorse europee da parte delle regioni meridionali: l’azione del PN CapCoe destinata al finanziamento delle assunzioni allo stato attuale prevede (per quanto in fase di riprogrammazione e di conseguenza soggetta a possibili modifiche), esplicitamente che l’obiettivo da conseguire attraverso le assunzioni è un incremento di venti punti percentuali della spesa dei fondi strutturali al 2027, rispetto allo stesso periodo del 2020. Un obiettivo estremamente ambizioso e sfidante, ma che dovrà essere centrato perché, in caso contrario, non solo saremo di fronte all’ennesima occasione sprecata, ma rischieremo anche di dover restituire le risorse utilizzate alla Commissione Europea.

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