Economia Ambiente Climate Proofing: la verifica climatica

Climate Proofing: la verifica climatica

di Maria Laura Esposito

Integrare misure di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici nello sviluppo
di progetti infrastrutturali, per assicurare resilienza e sostenibilità ambientale

Il ciclo di programmazione attuale (2021-2027) annovera, tra le parole-chiave, il termine resilienza, la capacità cioè, di autoripararsi dopo un danno e di riuscire ad adattarsi anche in situazioni difficili. Come si vede, con sempre maggiore frequenza, accanto al termine resilienza ritroviamo anche il termine adattamento. Di fatto resilienza ed adattamento sono due concetti che hanno assunto un ruolo sinergico e preminente nella definizione dei programmi a valere sui fondi comunitari e non solo.

Nei programmi, concretamente, ha assunto valenza rilevante il tema della resilienza quale approccio al cambiamento climatico, necessario affinché i sistemi sociali, economici e ambientali siano in grado di assorbire i fattori di stress e gli shock senza snaturarsi o disgregarsi, ma offrendo una risposta efficace [1].

In questo contesto, appare necessario sviluppare e promuovere un approccio sistemico ed integrato che possa trasformare, in azioni conseguenziali concrete, il lavoro di “prevedere” l’impatto del cambiamento climatico, relativamente sia a singole operazioni, sia ad operazioni complesse che, attraverso l’uso delle risorse europee, saranno programmate nei prossimi anni.

I primi passi dell’approccio sistemico che si intende sviluppare si è tradotto nell’ambito dei Programmi regionali 2021-2027 nell’introduzione della “verifica climatica” – anche chiamata Climate proofing (art. 73, comma 2 (j), Reg. UE 1060/2021, Regolamento Disposizioni Comuni 2021-2027) – che ha quale obiettivo ultimo quello di abbassare il peso dell’impatto dell’uomo, contribuendo all’obiettivo della neutralità climatica stimato per il 2050. Il principio del Climate proofing è stato disciplinato dalla Comunicazione (2021/C 373/01) – Orientamenti tecnici per infrastrutture a prova di clima nel periodo 2021-2027.

L’aumento della frequenza e dell’intensità dei fenomeni climatici e meteorologici estremi in atto rappresenta un elemento di cui necessariamente tener conto nella realizzazione di infrastrutture, caratterizzate da una lunga durata, ovvero da una lunga vita utile. È innegabile che gran parte delle infrastrutture finanziate nel periodo 2021-2027 sarà ancora in funzione nella seconda metà del secolo e anche oltre. L’orizzonte temporale di vita delle infrastrutture coincide, quindi, con l’orizzonte temporale – entro il 2050 – che l’Europa si è data per l’azzeramento delle emissioni nette di gas a effetto serra (neutralità climatica), conseguendo anche i nuovi obiettivi in materia di emissioni di gas serra per il 2030.

L’UE, di fatto, in quest’arco temporale perseguirà l’obiettivo di diventare una società resiliente ai cambiamenti climatici e del tutto adeguata ai loro inevitabili impatti rafforzando la sua capacità di adattamento e riducendo al minimo la sua vulnerabilità, in linea con l’Accordo di Parigi, la legge europea sul clima e la strategia dell’UE di adattamento ai cambiamenti climatici.

È pertanto essenziale individuare chiaramente le infrastrutture adatte a un futuro a impatto climatico zero e resiliente ai cambiamenti climatici, e investire in tali infrastrutture. Il processo della verifica climatica dei progetti infrastrutturali da ammettere al finanziamento è suddiviso in due pilastri di analisi:

  1. neutralità climatica/mitigazione;
  2. resilienza climatica/adattamento.

Ciascuno di questi pilastri è caratterizzato da due fasi: screening e analisi dettagliata. A seconda dell’esito della fase di screening, sarà necessario o meno procedere con un’analisi dettagliata.

A sostegno di questa azione, nell’ottobre 2023, il Dipartimento per le Politiche di Coesione ha pubblicato gli “Indirizzi per la verifica climatica dei progetti infrastrutturali in Italia per il periodo 2021-2027”. Tale documento vuole essere da supporto per una più agevole ed efficace applicazione degli “Orientamenti, tecnici per infrastrutture a prova di clima nel periodo 2021-2027” della Commissione europea nel contesto nazionale.

L’Unione Europea, come detto, punta sulla verifica climatica quale misura di mitigazione e di adattamento ai cambiamenti climatici nello sviluppo di progetti infrastrutturali. E, nell’ambito degli orientamenti tecnici, a questo fine individua, classifica e propone modalità di gestione dei rischi fisici legati al clima in sede di pianificazione, sviluppo, esecuzione e monitoraggio dei progetti e dei programmi. Contestualmente, è stato anche avviato un processo di sensibilizzazione e formazione per promuovere una maggiore consapevolezza tra gli enti regionali, riguardo agli impatti dei cambiamenti climatici e alle migliori pratiche di adattamento. Il Climate proofing è, in questo senso, diventato a tutti gli effetti un elemento discriminante da considerare nei processi decisionali. La prospettiva da assumere è quella in cui, tutti i soggetti coinvolti, con consapevolezza, considerino la dimensione climatica quale costante in tutte le fasi di pianificazione e sviluppo dei progetti, soprattutto a valere sui fondi comunitari.

Se, come detto, l’obiettivo è promuovere politiche e costruire infrastrutture resilienti agli effetti del cambiamento climatico, il coordinamento e la collaborazione tra gli enti regionali, nazionali ed europei coinvolti diventa l’elemento imprescindibile per affrontare sfide climatiche che sono comuni e che travalicano confini. Il coordinamento tra enti diventa inoltre ancora più determinante se consideriamo il disallineamento tra l’ordinamento nazionale – ad esempio relativamente al Codice per gli Appalti – rispetto all’approccio europeo: è evidente che anche la sola fase di screening richiederebbe una mappatura delle pericolosità climatiche a livello territoriale, ad oggi non reperibili certamente a livello regionale.

Rispetto agli approfondimenti richiesti per la verifica climatica, probabilmente solo per le opere da sottoporre a valutazione di impatto ambientale è plausibile che tali approfondimenti vengano condotti nell’ambito dell’ordinario processo di progettazione e valutazione, per quanto non si può dare per scontato che siano presenti e finalizzati anche a verificare la neutralità e la resilienza climatica. Per le altre infrastrutture, nonostante le linee guida, esiste ancora troppa arbitrarietà e ambiguità rispetto ai criteri per stabilire se è sufficiente lo screening o se occorre una analisi approfondita.

Oltre all’allineamento della normativa nazionale, un ulteriore elemento da considerare relativamente all’applicazione delle norme sul Climate proofing riguarda gli aspetti gestionali e finanziari del Programma Regionale: ad esempio è possibile ipotizzare che, ad esito dell’analisi climatica effettuata su una infrastruttura, sia necessario modificarne il progetto, prevedendo misure di adattamento che incidono anche sul Quadro Economico dell’opera. Tale spesa rischia di essere oggetto di rilievo tecnico amministrativo. Resta pertanto fondamentale avviare una riflessione comune, anche con i soggetti deputati al controllo e agli audit, al fine di addivenire a modalità condivise per trattare in maniera certa e omogenea gli impatti anche procedurali ed economici derivanti dall’applicazione delle verifiche climatiche e dagli esiti degli studi condotti in termini di soluzioni per la mitigazione o adattamento. Viceversa, quella che nasce come la sacrosanta esigenza di assicurare un futuro al clima, oltre che all’opera stessa, si trasformerà in un invalicabile ostacolo alla sua realizzazione.

[1] Negretto, V., Innocenti, A., Soffietti, F., & Musco, F. (2021). Resilienza.Iuav: Rendere operativa la resilienza nelle tre missioni accademiche. AND Rivista Di Architetture, Città E Architetti, 40(2). Recuperato da https://www.and-architettura.it/index.php/and/article/view/399

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