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Quando l’astronomia diventa arte: le meridiane di Napoli e l’orologio astronomico che segna l’equazione del tempo

Di Valeria Mucerino

“La sublime scienza dell’astronomia eleva la mente dell’uomo allo sdegno per il suo piccolo pianeta e per la sua esistenza momentanea.” Come afferma lo scrittore e storico inglese Edward Gibbon, con l’astronomia, ovvero la scienza dei corpi celesti, bisogna farci i conti. E Napoli offre molte opportunità che mostrano la vastità del nostro universo e dei suoi eterni moti.

 

Le meridiane e gli orologi solari sono custodi di una memoria storica e artistica spesso trascurata e proiettano le loro ombre in alcuni siti prestigiosi di Napoli.

 

 

 

Il primo celebre esempio è il Gran Salone della Meridiana al Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN). Ricavato da un palazzo del ‘500, la volta del salone è decorata da un affresco di Pietro Bardellino, in onore del re Ferdinando IV e sua moglie Maria Carolina d’Austria, protettori delle arti. Del progetto iniziale resta solo la meridiana realizzata sul pavimento della Sala, nell’angolo sud-ovest. Lunga oltre ventisette metri e disegnata da Pompeo Schiantarelli, essa consiste in un listello di ottone che corre tra i riquadri di marmo nei quali sono incastonate sagome di forma ellittica con i dipinti dei dodici segni dello zodiaco.
La meridiana è tuttora funzionante: la luce del sole penetra dal foro dello gnomone posto in alto sul fondo della sala a destra della volta e a mezzogiorno, ora locale, cade e percorre la linea meridiana del pavimento.

 

L’altra meridiana di Napoli è ubicata nella Biblioteca del Quarto del Priore, nella Certosa di San Martino. Questa meridiana è incastonata nel pavimento maiolicato su cui sono disegnate le costellazioni visibili nel cielo di Napoli. Il nome e la funzione di questa linea meridiana sono esplicitati nell’incisione presente nell’ellisse del Tropico del Capricorno. Tale incisione indicherebbe la possibilità di osservare anche le stelle fisse che transitano al meridiano su un arco di sfera celeste compreso tra lo zenit e 64° 30’. Il costruttore di questo capolavoro fu lo scienziato Rocco Bovi nel 1771. L’opera è un sofisticato strumento che misura il tempo – il Mezzogiorno in ogni giorno dell’anno – grazie a una piccola ellisse luminosa, una stella di raggi di luce del Sole che, passando attraverso il foro gnomonico sulla parete, permette di indicare il passaggio del Sole sul Meridiano locale, funzionando come un calendario perpetuo. La Meridiana fornisce inoltre precisissime indicazioni astronomiche e geografiche.

 

Ma non solo meridiane, Napoli ci offre uno straordinario esempio di studio del moto perpetuo con l’Orologio astronomico sul Convitto Nazionale di Piazza Dante, capace di segnare l’eccezionale equazione del tempo.

 

Si tratta di un’attrazione senza pari che, ogni giorno, dall’alto della sua torre, calcola con precisione il punto più alto del sole, lo Zenith e si rifà alla rappresentazione della sfera celeste.

 

L’Orologio situato sul Foro Carolino del Convitto Nazionale Vittorio Emanuele, si avvale di un particolare meccanismo astronomico: l’Equazione del Tempo. Ma cos’è precisamente?

 

L’Orologio di Piazza Dante realizzato nel 1853, è l’unico esemplare in tutta Europa capace di calcolare con esattezza il culmine massimo del sole allo Zenith che comunemente chiamiamo «mezzogiorno».

 

La culminazione non avviene in maniera regolare: secondo gli esperti, non tutti i giorni solari hanno la stessa durata perché la culminazione dello Zenith ha sempre uno scarto di minuti e secondi. Proprio per questo, gli studiosi hanno pensato di adottare un giorno solare medio e di determinare in seguito i restanti giorni annuali.

Ed ecco che entra in gioco l’Equazione del Tempo, un efficiente meccanismo astronomico che calcola la differenza tra il tempo solare vero e il tempo solare medio espresso generalmente per minuti e secondi. Detta in maniera spicciola: si tratta di algoritmi che contemplano l’inclinazione dell’asse terrestre rispetto all’eccentricità dell’orbita intorno al sole.

 

La nostra civiltà ritiene che il giorno solare vero non sia molto affidabile come unità di misura del tempo e perciò si avvale di calcoli matematici, e studi basati su algoritmi, per determinare la misura del tempo civile.

 

In astronomia questa differenza marginale dipende dal fatto che il tempo solare medio è basato sui movimenti ipotetici di un Sole (Sole Medio) che nel corso dell’anno si muove con moto uniforme lungo l’Equatore celeste; mentre il movimento annuale del Sole Vero spostandosi lungo l’eclittica, non segue un moto uniforme. L’equazione del tempo varia di anno in anno, passando da valori negativi a valori positivi e viceversa: questa rappresenta il ritardo (in negativo) o l’anticipo (in positivo) vengono sommati nel corso dell’anno, tra la posizione del Sole vero e del Sole medio.
Il Sole Vero anticipa o ritarda di circa 16 minuti il suo passaggio al Meridiano rispetto al Sole Medio. Quando i due soli collimano perfettamente (cioè sono in congiunzione) l’equazione del tempo si annulla e si azzerano tutti i tempi.
Questa congiunzione avviene 4 volte l’anno: il 15 aprile, il 15 giugno, 1 settembre, e il 25 dicembre; in altri periodi dell’anno, l’equazione del tempo assume valori estremi (massimi e minimi) e ciò avviene il 12 febbraio, 15 maggio, 27 luglio, 3 novembre.

 

L’Orologio presente in Piazza Dante, eccezionalmente risponde a questo principio matematico basto su algoritmi da cui è possibile determinare in maniera esatta il culmine del sole allo Zenith.
Per capirne di più, basta osservarlo; notiamo in realtà che mostra due quadranti sferici: il primo. quello grande, è il classico orologio da torre che segna l’ora media (un’ora convenzionale, il tempo che noi viviamo); il secondo orologio, posizionato in basso e che cade in maniera perpendicolare al primo, è il celebre quadrante che indica L’Equazione del Tempo (come illustra la dicitura) la cui metà superiore, mette in rilievo la differenza in positivo e in negativo, dell’Ora Media solare e dell’Ora Vera solare.

Sembra difficile, ma non lo è; per avere l’ora esatta, cioè il classico mezzogiorno che spacca il secondo, bisogna fare attenzione ai numeri del quadrante inferiore.
numeri situati alla sinistra stanno ad indicare che il Sole si trova più ad ovest e quindi in anticipo rispetto all’ora media (i minuti si addizionano all’orologio grande).

Viceversa, i numeri posti alla destra, stanno ad indicare che il Sole si trova più a est e quindi in ritardo rispetto all’ora media (i minuti si sottraggono all’orologio grande).

 

Questo particolare orologio è unico esemplare in Europa, fu inserito nel 1853 nella torre del Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II nell’attuale Piazza Dante, la piazza che nel 1757 ospitava il Largo Mercatello, ovvero il secondo mercato di Napoli, cuore pulsante della vita popolare e folcloristica partenopea.
Con l’ampliamento urbanistico e ornamentale della città, il re Carlo III di Borbone commissionò al celebre architetto Luigi Vanvitelli l’imponente opera del Foro Carolino, simbolo del potere civile e politico di Napoli.

L’attuale struttura architettonica conserva integra tutto l’aspetto di un tempo: a forma di emiciclo in stile neoclassico e cinta da un sontuoso colonnato, alla cui sommità svettano ben 26 statue che personificano le Virtù del sovrano. Fra gli autori di alcune di queste bellissime Virtù, vi sono le mani e l’ingegno di Giuseppe Sanmartino, il creatore del Cristo Velato.
Il centro di una delle nicchie doveva ospitare la statua equestre di re Carlo (opera mai realizzata ) mentre la torre, a seguito dei lavori si restauro avvenuti nell’Ottocento, presenta il classico orologio con il curioso quadrante dell’Equazione del Tempo.

Il curioso meccanismo davvero singolare, era fermo da anni e ignorato dalla stessa popolazione che mai sospettava di possedere un raro ed unico esemplare di orologio astronomico, fino a quando, grazie alla curiosità sollevata dalla dottoressa Daniela Salvatore, docente di geografia astronomica del Convitto, si è iniziato un approfondito studio sull’importanza di questo gioiello, scoprendo così l’ennesima meraviglia di Napoli.
Nel 2008 il frutto del suo lavoro si è tradotto in un’ inedito volume che casualmente è finito nelle mani di Egidio Mitidieri vice presidente della Fondazione Banco di Napoli che ha sostenuto il finanziamento per la riparazione di questo fantastico orologio.

 

L’orologio astronomico di Piazza Dante è un prezioso dono offerto alla città di Napoli, esso si inserisce nel lungo elenco dei beni di interesse storico-artistico e vanto dell’astronomia a livello europeo. Un grande primato.

 

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