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Fondi UE 2021-27, Destefanis: Nessuna politica di coesione possibile senza risorse europee

Se in una regione italiana i Fondi Ue pro capite raddoppiassero dall’1,5% al 3% del Prodotto interno lordo, il Pil pro capite crescerebbe del 2,5%: sta tutto in questi numeri l’evidenza dell’impatto che le risorse europee hanno sull’economia del nostro Paese. Una formulazione a cui Sergio Destefanis, economista dell’Università di Salerno, giunge dopo un articolato ragionamento che dà il via al dibattito “POST2020. Le novità del nuovo ciclo 2021”, organizzato lo scorso 6 dicembre dalla Fondazione Ifel Campania al Museo di Pietrarsa.

Destefanis dipinge con l’ausilio di numeri e grafici il quadro della situazione italiana. “Il nostro Pil – dice – è tornato in dieci anni ai valori del 2008 e lo ha fatto grazie soprattutto ai consumi privati e alle esportazioni nette. Gli investimenti privati e pubblici invece sono crollati, in tutta Italia ma in maniera ancora più significativa nel Mezzogiorno”.

Ecco dunque il primo dato evidente: occorre far ripartire la macchina degli stanziamenti ordinari. Sulla relazione tra questi ultimi e i fondi europei Destefanis presenta cifre eloquenti ricavate dall’ufficio statistico di Ifel e del dipartimento studi di economia territoriale dell’Anci. L’interrogativo di partenza è: sono veramente “aggiuntive” le risorse così definite? Gli istogrammi che descrivono la situazione aiutano a dare una risposta.

“Nel 2014 e nel 2015 – spiega l’economista – queste risorse costituivano una parte preponderante per le regioni del Mezzogiorno, poi sono tornate ad essere una componente più bassa”. E’ un bene o è un male? Di certo “non è del tutto una buona notizia” visto che “i fondi ordinari sembrano non avere un grande impatto sull’economia delle regioni italiane, al contrario dei fondi Ue”.

Destefanis si addentra allora nell’illustrazione dello studio condotto insieme a Gianluigi Coppola dell’Università di Salerno, Giorgia Marinuzzi e Walter Tortorella di Anci Ifel che mette a confronto l’impatto di risorse europee, dei fondi aggiuntivi Fsc e degli stanziamenti ordinari sulla scorta dei dati della spesa statale regionalizzata della ragioneria generale dello stato.

Un’equazione è alla base di tutto il ragionamento. Destefanis la mostra a video e dice: “E’ una formula semplice per chi ha bazzicato un po’ con i conti di macroeconomia”. E’ decisamente più complicata per tutti gli altri.

Lo studio mette in evidenza come “i fondi Ue siano condizionati da poche variabili. Questo perché alla base della spesa c’è un meccanismo pluriennale di programmazione che scaturisce da una contrattazione tra Bruxelles, Roma e le Regioni. Le somme, una volta stabilite, rimangono inalterate per tutto il ciclo di programmazione. Non avviene la stessa cosa per le risorse nazionali che, al contrario, reagiscono molto di più all’ambiente: se sale il tasso di disoccupazione in una regione, per esempio, sale l’investimento pubblico; se c’è crisi dell’industria manifatturiera, salgono i sussidi alle imprese. Forse anche per questo i fondi Ue hanno un’incidenza maggiore sul Pil pro capite rispetto agli stanziamenti ordinari”.

Destefanis arriva così alle conclusioni: “Per quantificare l’impatto della spesa delle risorse europee sull’economia dei nostri territori possiamo dire che, se raddoppiassimo i Fondi Ue pro capite in una regione italiana, per esempio dall’1,5% del Pil medio italiano al 3%, ci troveremmo con un aumento del Pil pro capite all’incirca del 2,5%. Ovviamente non è con questo che riempiremo il mare, ossia il 40% di divario tra le regioni del Nord e le regioni del Mezzogiorno d’Italia. Le cose sono più complicate”. Però “fare in Italia una politica di coesione senza i fondi Ue, come alcuni miei colleghi accademici sostengono, mi pare una proposizione veramente audace”.

Un’ultima considerazione: “Attenzione a rivedere i sistemi di assegnazione delle risorse – avverte Destefanis – perché, come dicevano gli indiani dei fumetti western, chi caccia due bisonti non ne prende neanche uno. Dunque, più cerchiamo di complicare il meccanismo di assegnazione dei fondi, più portiamo i fondi Ue ad avere livelli di efficacia meno spinti”.

Clicca qui per scaricare le slide dell’intervento di Destefanis in formato pdf

Guarda l’intervento di Destefanis al convegno di Pietrarsa

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