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Il dibattito sul dimensionamento scolastico in Campania: tra tagli e critiche alle misure previste

di Daniela Melchiorre

Dopo che l’emergenza pandemica che ha caratterizzato gli ultimi anni aveva imposto una battuta di arresto alle scelte relative alla razionalizzazione del sistema scolastico, prevedendo addirittura un abbassamento provvisorio del parametro relativo al numero di alunni per l’attribuzione dell’autonomia a ciascuna Istituzione scolastica (500 studenti ovvero 300 per istituzioni situate nelle piccole isole, nei comuni montani o nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche, in deroga al normale parametro 600/400), il dibattito relativo al dimensionamento scolastico è tornato ad essere attualissimo anche per l’insediamento del nuovo governo ed i provvedimenti relativi alla Scuola previsti nella legge di bilancio 2023.

Essi, infatti, consistono in tagli calcolati di sedi e organici di istituzioni scolastiche che avranno effetto principalmente a partire dall’anno 2024/2025 e, gradualmente, per i sei anni successivi.

Nello specifico, si prevede l’emanazione di un decreto da parte del Ministro dell’Istruzione e del Merito di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, con il quale, anche in mancanza di accordo in sede di Conferenza unificata, vengono determinati i nuovi criteri per la definizione del contingente organico dei Dirigenti Scolastici e dei Direttori dei Servizi Generali e Amministrativi e la loro distribuzione tra le Regioni, da adottare entro il 31 maggio (anziché il 30 giugno) dell’anno solare precedente all’anno scolastico di riferimento.

Tale Decreto, secondo il cronoprogramma governativo, dovrà essere redatto dal Ministero entro il prossimo 31 agosto e dovrà indicare il coefficiente numerico, che viene ipotizzato nella misura da 900 a 1.000 alunni, superiore a quello previsto pre-pandemia, che potrà essere compensato a livello regionale attraverso un parametro perequativo non superiore al 2% nei primi sette anni, determinato in modo da garantire a tutte le regioni, nell’anno scolastico 2024/2025, almeno il medesimo numero di istituzioni scolastiche, entro i limiti ivi indicati.

Secondo le previsioni del Ministero, si passerà dalle 7.517 istituzioni attuali a 7.445, con un decremento di 72 Dirigenti Scolastici. Alle numerose titubanze espresse dagli addetti ai lavori in merito alle misure previste, il titolare del dicastero ha argomentato sostenendo che l’obiettivo governativo non è la chiusura delle scuole, bensì la razionalizzazione delle reggenze, con un’aspirazione a eliminarle affinché ogni dirigente gestisca una sola scuola. La misura consentirebbe anche all’amministrazione centrale di programmare meglio il fabbisogno di dirigenti scolastici e Dsga per i tre anni successivi, con una evidente armonizzazione dei relativi concorsi, ed una ulteriore economia in termini di spesa.

Diversi esponenti delle Regioni ritengono però che i parametri correttivi per determinare e ripartire i contingenti dei Dirigenti Scolastici e la riduzione degli organici da parte dello Stato venga determinata in modo unilaterale, basandosi su criteri meramente numerici lasciando uno spazio esiguo, se non nullo, per le eventuali deroghe locali che invece devono tener conto delle specificità territoriali.

Criteri aritmetici applicati in maniera inflessibile a territori profondamente diversi non fanno altro che aumentare le disuguaglianze già esistenti nel Paese soprattutto a scapito delle zone più povere. La scuola su un territorio è un polo culturale, è un presidio di legalità, è un laboratorio di socialità e inclusione anche e soprattutto per le fasce più deboli di popolazione che in molti altri contesti vengono lasciate sole; è una istituzione con una quantità tale di significative variabili che vanno tutte analizzate e tenute in debita considerazione prima di prendere decisioni.

Non si può immaginare una scuola che valuti con lo stesso parametro una realtà metropolitana ed una realtà rurale, una realtà metropolitana ed una montana senza tenere in giusto conto la presenza di differenze notevoli come il tipo di popolazione, la presenza di servizi, la disponibilità di vie e mezzi pubblici di comunicazione. E come tralasciare il fatto che negli ultimi anni, e in previsione sempre più, avremo a che fare con una popolazione di alunni stranieri che abiterà le nostre aule, che diverranno per loro e per noi stessi laboratorio di integrazione ed inclusione.

La Regione Campania nella stesura delle proprie linee guida per l’anno 2023/2024, non a caso, ha sottolineato che le proposte di dimensionamento della rete scolastica regionale e dell’offerta formativa, sono finalizzate alla costituzione di un sistema scolastico di qualità, inclusivo, sostenibile nel lungo periodo e aperto all’innovazione dei modelli educativi, frutto di un processo condiviso fra tutti gli attori della comunità educante.

In sintesi, in attesa del decreto definitivo del MIM di concerto con il MEF, ed in mancanza di accordo in sede di Conferenza unificata, il dibattito sui numerosi parametri da tenere in considerazione per un dimensionamento scolastico che coniughi l’esigenza di assicurare un servizio di qualità con l’esigenza di evitare sprechi è particolarmente vivo.

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